'Basilicata, una regione svenduta'

Quando sapemmo che il nostro sottosuolo era ricco di petrolio, ognuno di noi non potè fare a meno di pensare a come sarebbe diventata la Basilicata; pensammo a una regione finalmente opulenta, moderna, collegata. Più importante, insomma, come accade ogni volta che un territorio si scopre ricco. Evidentemente ci sbagliavamo. Dopo una manciata di anni, infatti, ci siamo svegliati sporchi, sfruttati e sempre più poveri. Ma tranquilli, fra poco non esisteremo proprio più, verremo cancellati con un colpo di spending review. Cancellati come regione, come territorio, come tradizione. Il tutto per far risparmiare qualche spicciolo a uno sgangherato governo che pensa bene di risparmiare anche sulle cose essenziali se non vitali. Come vitale è la giustizia per un territorio. Ebbene in una regione che si scopre ricca, in Italia, non vengono migliorate le infrastrutture, creati collegamenti dignitosi, come strade, treni, aerei, no, niente di tutto questo; in una regione che si scopre ricca si fa terra bruciata di tutto. E’ toccato già a un Tribunale, quello di Melfi, cancellato con un tratto di penna. Ora vogliono eliminare anche la Corte di Appello quasi fosse sufficiente a diminuire il debito pubblico di qualche miliardo. Macchè. A qualche spicciolo di risparmio delle casse statali, se pur ci sarà, corrisponderà un maggior disagio, anche economico, per tutti gli operatori del diritto, e per tutti i cittadini a vario titolo interessati alla giustizia. Lo Stato, cioè, riversa sugli utenti della giustizia quelle spese che spera di risparmiare eliminando un presidio giudiziario. Una regione in costante viaggio ultraregionale. Parti, controparti, avvocati, consulenti, testimoni, periti, tutti in viaggio, oppure emarginati, ghettizzati, in un territorio, fra l’altro quasi inaccessibile, con una linea ferrata degli anni sessanta, e con una superstrada che di super ha solo i lavori perennemente in corso. La Basilicata a stento limita i danni della vicinanza della criminalità organizzata delle regioni limitrofe, far fuori un presidio giudiziario, significa inaugurare il nuovo far west del sud dell’Italia. Una Basilicata che si scopre ogni giorno più infelice, tormentata, corrotta e concussa, chiedere giustizia costerà molto ma molto di più che a qualsiasi altra regione italiana. Un riconoscimento, dopo la rapina del petrolio e le sue conseguenze nefaste, avremmo potuto pretenderlo. La politica che ci ha governato non ha saputo tutelare la Basilicata, anzi pare averla svenduta per quattro soldi. E’ assurdo, infatti, immaginare che i nostri politici al governo non sapessero o non immaginassero cosa si stava portando avanti. Ora non sarà tardi? Occorre mobilitarsi immediatamente perché la Basilicata non scompaia, cominciando dalla difesa della Corte di Appello, perché, è evidente, dopo seguiranno altri smantellamenti, fino a negarci finanche tradizioni e cultura. La buona politica faccia i suoi passi, con autorevolezza e dignità. E il centro sinistra porti il conto anche di questa ulteriore prossima probabile sconfitta. Difendiamo la Corte di Appello per difendere il nostro territorio. Non ci siamo riusciti finora con il petrolio, cominciamo a farlo con tutto il resto, ritornando anche sulla questione del petrolio, prepotentemente, senza lasciarsi morire giorno per giorno, svenduti da quattro politicanti tanto potenti a oggi, quanto incapaci. A riferirlo in una nota il consigliere regionale Gianni Rosa (Fdi-An).