Melfi, tutto pronto per la Pentecoste 2015

MELFI - E’ una delle  più  antiche rievocazioni del  Meridione di Italia che ricorda il tragico evento del  1528 passato alla storia come il "Sacco di Melfi". Nel week -end  riecheggia la voce della storia con    “La Pasqua di Sangue”:  un evento giunto ormai  alla 487° edizione che si terrà il 23 e 24 maggio.

La Città federiciana rivive una straordinaria    pagina di storia  sulla lotta fra Francesi e Spagnoli per il predominio nel Regno di Napoli durante il XVI secolo.   Una storia, dunque,  che narra di “Ronca Battista”,  dell’assedio della città da parte delle truppe del “Lautrench”  e del   conseguente incendio del borgo. Così il mito  diventa   memoria storica. E le leggende raccontano una  storia che si tramuta  ogni anno in   un evento davvero  imperdibile. A ripercorrere la leggenda di Ronca Battista  ben “dodici disegni”  sono stati donati dall’artista Oscar Cerillo alla Città di Melfi in occasione della presentazione alla stampa dell’evento.

“E’ sempre più difficile credere in una coscienza collettiva in cui ritrovare un minimo di valori condivisi”. Per il primo cittadino, Livio Valvano “da 487 anni a Melfi, la ricorrenza della Pentecoste rappresenta una delle stelli polari  della nostra comunità. Un evento che da oltre 400 anni ha segnato la Città e la gente di Melfi. Una tradizione che ci consente di rinsaldare quell’identità che spesso i tempi convulsi come quelli di oggi rischiano di farci perdere”.

 “L’intento è quello di legare una leggenda ad un difficile- ha detto l’artista Cerillo- e terribile periodo storico della Città di Melfi. Questa leggenda mi ha sempre affascinato fin da quando ragazzo partecipavo al corteo che festante entrava nella liberata Melfi ad opera degli spagnoli. L’idea di illustrate la leggenda di Ronca battista è stata quella di rendere visibile alle future generazioni affinchè cresca in loro il senso della conservazione, della divulgazione e della conoscenza della storia della propria Città. Io credo che la storia crea gli eroi e le leggende, ma le leggende narrano la storia”.

E in quell’epica giornata di sangue riecheggia la figura di Giovan Battista Cerone. “Un boscaiolo  che non perde un solo attimo ed afferra i due bambini - racconta il Presidente della Pro Loco, Tommaso Bufano- e la moglie e li accompagna verso l’unica porta che potrà garantire una via di fuga.  Lui è in attesa dello scontro finale. La breccia è ormai aperta. Gli attaccanti affluiscono in massa fra urla, frastuoni e spari facendo scempio dei popolani. Ma di fronte a loro si staglia  all’improvviso l’imponente figura del boscaiolo. Unica sua arma, oltre il coraggio, lo strumento del suo mestiere: la ronca. Il suo aspetto è nel contempo fiero, minaccioso e terribile.

La forza del suo braccio è pari alla forza sterminatrice della folgore. Ovunque egli spezza, recide ed uccide. Il sangue dei francesi si confonde con quello dei melfitani trucidati. Poi l’eroe cade colpito alle spalle stringendo nel pugno la sua ronca. La figura di questo boscaiolo sfocia ormai negli ambiti della leggenda”.