«…vano dunque... donna... il sopportare... il patire...
piango per la tua miseria... ferita a morte... ah, non più
d'armi... parlate... di guerre... non d'eroiche imprese... è
l'amore... il pericolo... l'amore... l'impresa più difficile...»
Medea e Giasone, tra i grandi personaggi emblematici
dei rapporti complicati che intercorrono tra generi, sono
quelli che dibattono la questione più a fondo e duramente,
ponendo interrogativi inquietanti dall’inizio del teatro.
Quanto tramandato dal mito classico viene ribaltato in Me
Dea, evidenziando quanto ancora più esasperati siano oggi i
rapporti tra i generi. Gli esiti tragici di tante relazioni
coniugali, che riempiono le cronache dei media, ne sono una
prova: l’amore uccide più della guerra. Lo spettacolo mette
in scena due mondi inconciliabili, contrapponendo carnefice
e vittima. Medea non fa eccezione: è la vittima che tiene fede
a se stessa, resistendo fino allo stremo delle forze. In questa
riscrittura è lei ad essere uccisa, insieme ai figli, da Giasone,
l'uomo che l’aveva illusa. Le promesse di Giasone per Medea
avevano valore di un patto assoluto, mentre per lui erano
state la mera scelta opportunistica per scampare alle
circostanze avverse. Medea tornerà in scena spettrale,
monito e denuncia della violenza insita nei rapporti umani,
fomentata dall’insensibilità degli dei. Giasone si troverà così
a dover controbattere un’altra versione dei fatti, meno
eroica, di uomo che ha ucciso moglie e figli nel tentativo di
liberarsi da uno scomodo e opprimente passato. Ultima
inutile recita, nell'ultima replica della vita per il falso eroe. Il
rottame della nave Argo, simbolo del rottame umano,
segnerà la sua fine. Me Dea è metafora del teatro, pianta che
si nutre di presente, tende al futuro, pur avendo radici nel
passato. Difende il suo diritto ad esistere, nella semplice
naturalezza di un incontro tra esseri umani.
Un teatro essenziale, aspro, realizzato col “keller” dei
grigliati stradali, con gli scarti delle discariche abusive e
costumi senza tempo, a simboleggiare l’eternità del Mito. La
musica è eco della Georgia, nome attuale dell’antica
Colchide.
di Maurizio Donadoni
con Maria Rosaria Omaggio, Maurizio Donadoni
e Hal Yamanouchi
scene Miae Kim
costumi Annalisa Di Piero
foto locandina Gian Marco Chieregato
foto di scena Riccardo Spinella
produzione associazione culturale TEATRO DI CASTALIA
organizzazione Aurelio Gatti
30 LUGLIO 2015 - ANFITEATRO DI SUTRI
31 LUGLIO 2015 - AREA ARCHEOLOGICA
ARCO DI MALBORGHETTO
2 AGOSTO – CASTELLO DI MIGLIONICO (MT)
Inizio spettacoli: h 21,15
Biglietto: 12 euro intero – 10 euro ridotto
Biglietteria presso il sito/online
Per info e prenotazioni:
teatridipietra.blogspot.it/ fb teatridipietra/
tel. whatsapp 327 9473893
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