Una
domanda interessa i risparmiatori che hanno scelto di investire in titoli
bancari, alla luce dei recenti casi che hanno coinvolti istituti storici come
la Banca Popolare di Vicenza, la Cassa di Ferrara e il Monte dei Paschi di Siena. Nella crisi delle banche quali sono i
risparmiatori che rischiano?
Per
quanto riguarda i correntisti, i rischi
non esistono, perché i primi 100mila euro depositati in un conto corrente
sono di base intoccabili. Secondo la normativa europea, le cifre che eccedono
questo importo possono essere intaccate, ma si tratta di ipotesi definite dagli
analisti 'fuuri dall'orizzonte'. Chi rischia sono invece gli obbligazionisti,
ovvero chi ha sottoscritto obbligazioni, in particolare chi ha acquistato o
firmato obbligazioni subordinate, che di per sé non dovrebbero essere state
vendute ai piccoli risparmiatori in base alla norma sulla legge fallimentare.
È un
dato di fatto che Monte dei Paschi di
Siena ha in circolo 5 miliardi di obbligazioni subordinate, quindi a
seguito della risposta del mercato che negli ultimi giorni ha fatto crollare il
titolo Mps, i titoli sono in assoluto imprevedibili e decisamente in forte perdita.
Insomma un vero dramma per chi ha deciso di investire in azioni mps, ora
potrebbero ritrovarsi con un pugno di mosche in mano.
Dal
canto suo, il governo e l'Europa stessa insistono a coinvolgere le obbligazioni
perché vogliono rispondere alla norma
del bail in, il salvataggio interno che è entrato in vigore nel 2013 e che
si basa sul nobile principio di non voler scaricare sui cittadini le azioni
truffaldine dei banchieri. Molti si sono interrogato sulla precocità di questa
norma, che permette allo stato di intervenire solo dopo che i cittadini che
hanno dato la loro fiducia alle banche, comprandone o sottoscrivendone le
azioni. Il principio era nobile, ma forse non era stata sanata completamente la
crisi del 2008 ed è importante considerare che la norma è da sempre stata poco
gradita a chi amministra le banche, perché applicata in larga può indubbiamente
far dilagare la sfiducia fra i risparmiatori.
L'Italia sta quindi soffrendo una crisi bancaria
che non si è ancora conclusa. Grazie alle norme della Bce i titoli di stato
non sono infatti aggredibili, ma lo sono quelli bancari. Il riflesso si legge
quindi nella bolla che da qualche parte deve scoppiare, in questo caso nelle
tasche dei cittadini che hanno sottoscritto obbligazioni il cui valore reale
non era coperto. Lo stato italiano, a differenza della Germania che ha dato una
forte iniezione di contante ai propri istituti di credito è ora chiamato ad
intervenire e molti sono gli analisti che pensano che un intervento anticipato
avrebbe potuto sanare la situazione con anticipo.
In
altri termini, i banchieri non hanno voluto al tempo gli aiuti dello stato
perché secondo loro era troppo rischioso, ma avevano previsto che la crisi
potesse risolversi prima, cosa che a conti fatti non è avvenuta. L'itala delle
banche sta quindi soffrendo la variabile 'tempo' e ora il governo sta
discutendo chi debba pagare. Per paura che i risparmiatori italiani perdano la
fiducia nelle banche, il governo è pronto ad accollarsi il pagamento, ma le
autorità europee difendono il principio che chi dà i soldi a cattivi
investitori, prima o dopo li perde.
L'equilibrio è quindi appeso ad un
filo,
ma come è avvenuto nel caso di istituti di credito che hanno speculato negli
ultimi tempi, anche il caso Monte dei Paschi di Siena potrebbe concludersi
molto male, non certo per i vertici, ma per chi ha creduto alle promesse di
investimenti buoni e sulla carta garantiti, ovvero i piccoli risparmiatori.