"Incendio Monte San Biagio, a Maratea si è pagato il prezzo di una riforma 'raffazzonata'"

POTENZA - Le istituzioni funzionano male e, a Maratea, ne abbiamo avuto la conferma. Un incendio che si sarebbe potuto estinguere in poco tempo, ha rischiato di diventare una vera e propria catastrofe, scaturita dalla mancanza di un piano d’intervento efficiente e dall’enorme difficoltà riscontrata nel chiedere l’aiuto di un Canadair.

Quanto accaduto sul monte san Biagio dimostra che l’eliminazione del Corpo Forestale dello Stato è senz’altro una delle scelte più azzardate e scriteriate del Governo Renzi, e rende visibile il fallimento della stessa “riforma Madia” sulla pubblica amministrazione.

Il poco chiaro passaggio di competenze dal Corpo Forestale dello Stato ai Vigili del Fuoco e ai Carabinieri, la mancata formazione e la non efficace prontezza di intervento denunciati dal sindaco di Maratea, invece, sono il risultato della “disputa” nata in sede di trattativa per stabilire il destino dei Forestali.

Tutto ha avuto inizio con l’approvazione del D.lgs. 177/2016, con il quale si è sancita la sostanziale soppressione del CFS, a cui è seguita l’individuazione della destinazione di uomini e mezzi verso altre amministrazioni. Dei circa 7.800 Forestali in servizio, di fatto, quasi 7.200 sono stati inglobati dai Carabinieri. Ai Vigili del Fuoco ne sono andati, sulla carta, 390: in pratica solo 365. Altri 250 individui sono stati ripartiti tra Polizia di Stato e Guardia di Finanza.

Fra i 365 agenti destinati al Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco, solo alcuni erano effettivamente specializzati in operazioni di antincendio boschivo. Una buona parte dei cosiddetti Dos - ovvero i “direttori delle operazioni di spegnimento” - sono andati ad ampliare l’organico dei Carabinieri.

Scelta apparentemente incomprensibile, dal momento che - come era stato prefigurato - sarebbero dovuti essere proprio i pompieri a svolgere quel genere d’interventi. L’Arma, tra l’altro, si è lanciata in una strana campagna di accaparramento di mezzi per l’antincendio, contenendo ai Vigili del Fuoco autopompe e altre attrezzature in dotazione della Forestale, che i pompieri immaginavano di vedersi assegnare senza alcun bisogno di contrattazione.

Attualmente tutti i Dos certificati sono passati ai Vigili del Fuoco, però espletano funzioni differenti in attesa di corsi di adeguamento agli stessi VVFF. Al resto degli uomini passati ai Carabinieri, invece, è stato assegnato il compito di indagine e di registrazione dell’incendio.

In buona sostanza, i VVFF hanno perso un aiuto nella conoscenza del territorio e non sono preparati a gestire le squadre dei volontari. Lavoro precedentemente svolto dal CFS.

Sintetizzando e concludendo, il comando dell’Arma offre alla Protezione civile la propria collaborazione nelle operazioni di antincendio boschivo. Una prerogativa che si pensava dovesse essere trasferita ai pompieri, i quali - invece - si vedono privati di mansioni specifiche, ma anche di uomini, di autopompe e di altre attrezzature.

L'antincendio boschivo è di competenza delle Regioni e la Basilicata, per il triennio 2015-2017, si è rivolta ai Vigili del Fuco per espletare al meglio le attività antincendio durante i periodi di grave pericolosità. L’iniqua ripartizione delle risorse sopra elencate, la mancanza di prevenzione e la scarsa prontezza d’intervento, finiscono - come successo a Maratea - col produrre gravi disservizi e potenziali rischi per i cittadini. La giunta Pittella, in questo senso, cosa fa? Tace, o si limita a convocare tavoli di concertazione dopo che i fatti sono accaduti.
Così in una nota Giuseppangelo Canterino, direttivo regionale Fratelli d’Italia-AN Basilicata.