Riordino dei giochi: minori introiti per lo Stato, cosa cambia anche per la Basilicata

Nel mese di settembre scorso, la Conferenza unificata ha sancito l'intesa tra Stato centrale ed Enti Locali per il riordino del gioco pubblico. Come sottolineato dallo stesso promotore dell’accordo, il Sottosegretario Pier Paolo Baretta, l’obiettivo è quello di ridurre in maniera importante il gioco legale in Italia, dando seguito a quanto già previsto nella manovra correttiva di aprile, che conteneva un taglio delle slot machine del 35%. Entro aprile 2018, dunque, le macchinette scenderanno da 400mila a 265mila, mentre i punti gioco saranno praticamente dimezzati, passando dagli attuali 100mila a circa 55mila entro il 31 dicembre 2019.

Una misura importante e che tra le altre conseguenze avrà minori introiti nelle casse dello Stato. In merito proprio a questo aspetto, vi è stata anche un’interrogazione parlamentare da parte di alcuni deputati di Forza Italia, che hanno chiesto al Ministro dell'economia e delle finanze una stima del minor gettito in seguito al riordino dei giochi e quali saranno le misure nella legge di bilancio per farvi fronte. Secondo gli operatori nazionali, infatti, il calo del gettito dovrebbe essere di ben 16 miliardi di euro, anche la cifra andrà scaglionata, considerato che i provvedimenti entreranno in vigore a seconda della regione di riferimento tra il 2017 e il 2020.

Nel caso della Basilicata, ad esempio, le nuove leggi dovrebbero produrre effetti a partire dal 2019, ma è sorto un caso. Lo scorso 23 settembre, infatti, il Consiglio dei Ministri ha deciso di impugnare la legge della Regione Basilicata n. 19 del 24/07/2017, recante “Collegato alla legge di stabilità regionale 2017” e contenente anche disposizioni sui giochi. Secondo il Cdm, alcune norme avrebbero violato la competenza esclusivamente statale in diverse materie. Insomma, il fatto che le single regioni debbano mettere in atto ciascuna per contro proprio le attuazioni dell’intesa in Conferenza unificata, sta creando qualche problema di attribuzione di competenze e il caso della Basilicata è emblematico.

Intanto, lo scorso mese, sono stati resi noti i dati relativi al gioco legale in Italia, sia a livello nazionale, sia regionale. I dati fanno riferimento alla raccolta, le vincite, la spesa, il fatturato della filiera commerciale e gli introiti erariali nel periodo compreso tra il 2006 e il 2016. Il trend è subito evidente: negli ultimi 10 anni c’è stato un costante sviluppo del segmento degli apparecchi, un tempo limitati ad alcune salette dei casinò e oggi presenti in tantissime attività, come bar e punti gioco.

Nel 2016 il totale delle puntate ammonta a 96,14 miliardi di euro, con un aumento rispetto a 10 anni prima del 176% (34,72 miliardi), mentre rispetto all’anno precedente, il 2015, l’aumento è dell’8,9% (88,25 miliardi). Insomma, il gioco è uno dei settori che non conosce crisi, anzi… Le vincite, invece, sono state nel 2016 pari a 77,05 miliardi, contro i 22,77 miliardi del 2006 (+238%), mentre comparate con il 2015, le vincite sono cresciute dell’8,1%. La spesa, ossia la differenza tra la raccolta totale e le vincite, è quindi di 19,49 miliardi di euro, un +63% rispetto agli 11,9 miliardi del 2006.