"I dati confermano l'inquinamento dall'inceneritore Fenice di Melfi"

MELFI (PZ). E' piu' seria di quanto finora era conosciuto la situazione dell'inquinamento delle acque profonde circostanti il termodistruttore Fenice di Melfi, oggetto di una dura protesta di comitati cittadini ed associazioni ecologiste che ne chiedono la disattivazione. L'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente ha pubblicato sul proprio sito i dati sul monitoraggio. Le informazioni partono dal 2002 e per tutto il tempo, fino ad oggi, fanno registrare sforamenti dei parametri di legge.

In particolare, l'elemento maggiormente riscontrato nelle acque profonde e' il nichel, con sforamenti pressoche' costanti ed un picco nel luglio 2006 pari a ben 360 volte il limite di soglia. Piu' discontinui ma spesso registrati sono anche i superamenti del piombo, del cromo, del mercurio e del cadmio. L'attivita' dell'impianto rientra nella categoria della gestione rifiuti come termovalorizzazione dei rifiuti urbani e industriali pericolosi e non pericolosi con recupero energetico.

All'impianto vengono conferiti rifiuti urbani e rifiuti speciali assimilabili agli urbani (solidi) non recuperabili e rifiuti speciali di origine industriale (pericolosi e non). L'impianto e' ubicato nell'area industriale di San Nicola di Melfi, nei pressi dello stabilimento Sata della Fiat, ed e' gestito dalla francese Edf.