'Furor Sinisgalli – L’avventura delle due culture', resoconto dei primi due appuntamenti

POTENZA - Si è aperta all’insegna dell’incontro fra discipline la quinta edizione del “FurorSinisgalli – L’avventura delle due culture”, consolidato appuntamento organizzato dalla Fondazione Leonardo Sinisgalli nel paese natale del poeta delle due Muse.

Storia e tecnologia sono state le protagoniste della prima giornata, sabato 29 ottobre, grazie alla presenza del prof. Vittorio Marchis, ingegnere e storico, docente presso il Politecnico di Torino, che  ha presentato il suo libro “Le cose di cose”, (Codice Edizioni, Torino 2014), una narrazione della storia degli oggetti tecnologici più disparati presenti nelle nostre abitazioni, ricca di aneddoti su chi li ha inventati e utilizzati.  Uno scavo nella memoria, fra ricordi ed emozioni - come ha sottolineato nel suo interventoMichele Graziadei, Presidente dell’Ordine degli Architetti di Potenza –,legati  ad oggetti un tempo caricati di valore da chi li possedeva, tanto da cercare di ripararli in ogni modo in caso di rottura,  oggi invece gettati via e sostituiti con estrema facilità e velocità non appena il mercato propone un nuovo modello. Dimenticando che alle origini di tutta la tecnologia a nostra disposizione oggi – ha spiegato Salvatore La Grotta,Consigliere dell’Ordine degli Ingegneri di Potenza - c’è l’uomo del Rinascimento con il suo ingegno, quella straordinaria capacità di vedere qualcosa prima degli altri.

Nell’epoca dell’Internet delle cose, che consente a ogni oggetto delle nostre case di poter essere connesso a internet e lavorare in “autonomia”, eliminando quasi del tutto l’intervento umano,  un lavoro come quello condotto da Marchis - ha detto Francesco Pierri,ricercatore presso la Scuola di Ingegneria dell’Università degli Studi della Basilicata - aiuta a sfatare falsi miti circa il sopravvento della macchina sull’essere umano, dimostrando che ogni tecnologia, aperta e scomposta, può essere compresa e quindi controllata dall’uomo. Proprio a dimostrazione di questo, il prof. Marchis ha eseguito davanti al pubblico del “Furor” una delle sue celebri “autopsie” o “lezioni anatomiche”  delle macchine, performance a metà fra lezione, gioco e spettacolo, durante le quali il docente, indossati camice e guanti come un vero anatomopatologo su un corpo privo di vita, smonta completamente una macchina  per mostrarne struttura e funzionamento. Secondo Marchis infatti, nella società tecnologica conoscere le macchine significa capire meglio noi stessi e la nostra storia.  L’oggetto della lezione anatomica per il “Furor” non poteva che essere una macchina da scrivere, la Studio 32, in omaggio a Sinisgalli e Olivetti e ai legami fra questi due nomi. Nell’anno di nascita del poeta ingegnere di Montemurro, il 1908, venne infatti  creato il primo prototipo di macchina da scrivere Olivetti, l’azienda di Ivrea dove, molti anni dopo, Leonardo Sinisgalli diventerà Art Director, realizzando celebri campagne pubblicitarie su questo mitico oggetto ormai scomparso.  Smontato con certosina pazienza, l’oggetto è stato “sezionato” in tanti piccoli pezzi, passati di mano in mani fra i partecipanti, alcuni nostalgici utilizzatori, altri giovani ammiratori.

Il secondo appuntamento del “FurorSinisgalli”, domenica 30 ottobre, è stato dedicato alla parola poetica che si fa arte e musica, grazie all’incontro con l’artigianato, il design, l’arte tipografica e la tecnologia, all’interno del parigino “Viale dei Canti”, opera mutimodale realizzata presso la sede dell’Istituto Italiano di Cultura nella capitale francese, come omaggio ai legami fra i due Paesi. Su un muro di ben 50 metri, sono stati incisi in caratteri Tallone, i versi di cinque poeti italiani, Leopardi, Cattafi, Calogero, Gatto e Sinisgalli, riprodotti anche attraverso una traccia sonora che mescola al recitato i suoni del cantiere esecutore dei lavori. Il risultato è un opera d’arte in cui si incontrano discipline, saperi, culture, professionalità e persone diverse. In una parola un’opera sinisgalliana, come ha  spiegato nel corso del convegno Per una cultura dell’incontro nelle arti,  colui che ha ideato l’opera, l’artista Giuseppe Caccavale, docente presso l’ÉcoleNationaleSuperieuredesArtsDécoratifs di Parigi.  Attingendo dal “laboratorio Sinisgalli”, Caccavale ha portato fuori dai confini nazionali non le proprie radici,  avvertite come una zavorra, ma l’essenza dei luoghi di origine, il respiro e la voce di chi li ha abitati e li abita, le abilità dei primi migranti italiani all’estero,  mescolando tutti questi elementi attraverso forme espressive e stili diversi. Come dimostrato dal prof. Franco Vitelli dell’Università di Bari nel suo intervento al convegno, tutte le tangenze individuate da Caccavale sono presenti nelle pagine degli scritti sinisgalliani: in “Bodoniana” Leonardo parla per esempio di arte tipografica e di come le lettere incise su una lapide costituiscano per lui un disegno, la lettera stampata un ritratto, o del tandem Bodoni/Verdi, tipografia/melodramma.

Anche alla base della scelta dei poeti da inserire sul muro del “Viale dei Canti” c’è la storia di un incontro, o meglio di un’amicizia: quella fra i quattro poeti meridionali  e in particolare fra Leonardo Sinisgalli e Lorenzo Calogero, il tormentato poeta di Melicuccà. Nel racconto del legame fra questi due poeti, illustrato dalla prof.ssa Giulia dell’Aquila, dell’Università di Bari,  c’è la battaglia per la difesa e l’esaltazione di un modo non canonico di fare poesia, utilizzata come mezzo per comunicare all’esterno i dolori e i tormenti interiori, una vocazione vissuta in maniera assoluta e totalizzante, un “groviglio insensato”, un “arabesco”, in netta contrapposizione con quanto applaudito dalla critica dominante. Questa battaglia finirà con la morte di Calogero dopo una vita di ossessioni, psicosi, isolamento e continui ricoveri e la crisi poetica di Sinisgalli, che nell’ultimo periodo sente la Musa “stanca, decrepita”. Tutti questi elementi, mescolati e fusi insieme nel “Viale dei Canti”, trasformano l’essenza stessa del muro, da simbolo della separazione, del limite invalicabile, a soglia da oltrepassare e luogo di incontro. Al termine del convegno, l’attrice e poetessa lucana Mara Sabia ha letto le poesie dei quattro poeti meridionali incise sul muro: “Private Prospettive” di Leonardo Sinisgalli, “Seguendo l’erta di Conca” di Alfonso Gatto, “…E io ti porgo una lettera (CXXIV)” di Lorenzo Calogero, “Chi ti squadrò la pietra” di Bartolo Cattafi.