WWF Italia: "Sospendete l'avvio della stagione venatoria"

POTENZA - Il nostro non è un paese per la fauna selvatica. Una classe politica miope vorrebbe forse i cieli d’Italia vuoti rendendo concreto lo scenario preconizzato dal grande scrittore americano Jonathan Franzen: “Emptying the skies”. Dopo un’estate eccezionale per caldo, siccità e incendi, le Regioni italiane, senza che il ministero dell’Ambiente intervenga, danno il via libera come se nulla fosse successo ai cacciatori, per completare la mattanza della fauna selvatica, messa a durissima prova dal caos climatico e dai ladri di natura che hanno dato alle fiamme ampie zone dell’Italia, prendendo di mira in particolare le aree protette, che dovrebbero essere zone sicure per gli animali.

L’Abruzzo è l’unica Regione che ha fatto una breve dilazione – anche grazie alle vittorie davanti al TAR nei ricorsi presentati dal WWF contro i calendari venatori degli anni precedenti  - si caccerà  dal primo ottobre, anziché iniziare all’apertura della stagione venatoria il 17 settembre, ma c’è da aggiungere che tutte le altre 18 Regioni, tranne la Liguria che apre la caccia regolarmente il 17 settembre, hanno chiesto addirittura la pre-apertura della caccia (comprese la Campania, il Lazio, la Sardegna, la Sicilia, la Toscana più colpite dagli incendi) come se non fossimo in emergenza.
Non si registra alcun intervento di limitazione dell’attività venatoria, ignorando anche il parere dell’ISPRA. Secondo il WWF Italia, l’unica decisione  ragionevole  sarebbe stata quella di sospendere l’avvio della stagione venatoria, rinviando l’apertura della caccia di almeno un mese. Emblematica la situazione del Lazio dove da un lato la stessa Regione fornisce i dati drammatici degli incendi (“Un immenso patrimonio naturale è oramai andato in fumo”), dall’altro concede il via libera ai cacciatori con solo una ridicola limitazione d’orario. Tra tutte le regioni italiane, solo la Liguria non ha previsto la pre-apertura della caccia prima della terza domenica di settembre.

E' singolare – sottolinea il WWF - che il Ministro dell'Ambiente Galletti non abbia ancora speso una parola di appoggio e condivisione del duro parere reso dall'ISPRA, istituto posto sotto il controllo dello stesso Ministero che ha chiesto in una lettera inviata alle Regioni di adottare provvedimenti per limitare l’attività venatoria proprio a causa degli incendi e della siccità che hanno colpito ampie zone del Paese. Atto dovuto quello di sostenere l’iniziativa di ISPRA da parte del Ministro, aggiunge il WWF,  anche in considerazione del fatto che “La fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato ed è tutelata nell'interesse della comunità nazionale ed internazionale.

“Questa preapertura – Sottolinea Dante Caserta, Vice Presidente del WWF Italia - rischia di rappresentare un ennesimo e duro colpo per la fauna selvatica, già stremata da siccità, caldo e incendi. In questo tragico quadro, consentire ben 5 mesi di stagione venatoria (con qualche ulteriore prolungamento in quasi tutte le regioni!) con oltre 570mila fucili in giro per le campagne è una scelta totalmente insostenibile. L’unica decisione responsabile in queste condizioni climatiche e di attacco al nostro patrimonio naturale sarebbe stata quella di avviare da subito da parte delle regioni studi e monitoraggi  sulle condizioni della fauna e degli habitat,  e deliberare il divieto o forti limitazioni dell’attività venatoria. Inoltre è auspicabile anche lo stop all’uso di munizioni di piombo (già previsto da Convenzioni internazionali ratificate  dall’Italia ) per  limitare ulteriori forme di inquinamento a terreni e corsi d’acqua già sotto forte stress climatico.”

Il WWF sottolinea inoltre come venga anticipata la caccia anche a specie come la tortora (classificata come “SPEC 1”, ossia “specie presenti in Europa che meritano un'attenzione particolare di conservazione a livello mondiale, in quanto la consistenza delle loro popolazioni le pone come minacciate a livello mondiale”) e la quaglia (classificata come “SPEC 3”, “specie le cui popolazioni globali non sono concentrate in Europa, ma in Europa hanno uno status di conservazione sfavorevole”).