Rosa (Fdi-An), "Certi amori non finiscono: Santarsiero e Pittella di nuovo amici"

POTENZA - Dalla richiesta di azzeramento della Giunta per i pessimi risultati elettorali del partito democratico dovuti a “responsabilità politiche e amministrative” alle lodi sperticate per il “duro lavoro” fatto in questi anni è un attimo: solo il tempo di sedersi su una poltrona, quella della Presidenza del Consiglio regionale.

Anzi, il neo eletto Presidente del Consiglio regionale, probabilmente, non si era neanche seduto prima di rimangiarsi le accuse che neanche un mese fa aveva mosso ai vertici regionali del suo partito.

Ma se Parigi val bene una messa, figuriamoci se la Presidenza del Consiglio non vale un passo in dietro. E così le discussioni interne del Pd vengono sedate, almeno in parte, perché l’elezione di ieri apre un altro fronte: quello degli alleati centristi che si sono visti scippare la seggiola.

Certo, sentire il Consigliere Pace affermare che tra il Pd e la frangia dei transfughi vi erano “accordi scritti” che potevano essere fatti “valere … per poter rivendicare postazioni” ci inquieta non poco. Quali saranno questi accordi scritti?

Ma al di là di questo, quello che emerge dal teatrino dello scorso Consiglio regionale, ancora una volta umiliato dai continui rinvii per colpa della maggioranza, è che anche la figura della Presidenza del Consiglio ne esce sminuita: non più garante dell’unità della massima Assise della Regione ma garante dell’unità del centrosinistra. Un mezzo, la poltrona da Presidente, per sedare conflitti interni.

Questo non è solo il declino di un partito che antepone la propria sopravvivenza al bene dei cittadini ma il declino dell’Istituzione in sé. Mai la Regione aveva raggiunto simili bassi livelli. Così in una nota Gianni Rosa, Fratelli d’Italia.