"Governi regionali e nazionali seri devono rilanciare il Sud"


POTENZA - La questione meridionale non può essere ignorata ancora per molto. Immigrazione e infrastrutture sono problemi reali del nostro Paese, ma un governo nazionale serio non può dimenticare il vero dramma italiano: i 2 milioni di italiani che hanno lasciato il Sud di cui il 50% giovani tra i 15 ai 34 anni (rapporto Svimez mezzogiorno 2018).

La Basilicata non è immune da questo dramma: tutte le famiglie, inutile nasconderlo, vivono la tragedia di qualche familiare che parte e non rientra più. Questo fenomeno spopola il Sud e l’unica causa è la mancanza di una prospettiva di lavoro.

Il Sud si sta trasformando in un guscio vuoto, una culla di giovani talentuosi prima cresciuti, poi formati e, alla fine abbandonati.

La sfida di un governo nazionale serio dovrebbe essere quella di costruire le condizioni per far rimanere o far rientrare al Sud chi è andato a studiare o a fare esperienze di lavoro al Nord o oltre confine.

Sarebbe il caso di abbandonare l’ottica di un Sud che va assistito nella povertà e impegnarsi per aiutarlo a crescere nello sviluppo. Tutte le risorse umane qualificate che si spostano al Nord dal Sud, in primis i giovani, dimostrano che siamo usciti dalla fase del Mezzogiorno che è solo ‘braccia da esportare’ e che siamo una fucina di talenti che però vengono impiegati al Nord. Impieghiamoli al Sud. E il divario tra Mezzogiorno e Settentrione diminuirà.

Da questo deve partire la sfida anche per i futuri governanti della Basilicata. Oltre a porre in campo politiche finalizzate allo sviluppo economico della Regione, tramite la richiesta di una maggiore 'autonomia' ed abbandonando l'idea dell'assistenzialismo, il prossimo Governo regionale dovrà pretendere dal Governo nazionale, di qualunque colore sia, politiche nazionali a supporto dell'intero Meridione.

Inutile pensare, che la soluzione sia il riempire 'i posti vacanti' con l'immigrazione irregolare o con il trasferimento, dietro una promessa di defiscalizzare la pensione, di anziani del Nord. È solo un palliativo che finirà per rendere il Sud ancora più improduttivo. Peggio, ancora, pensare che la soluzione passi per la concessione ai 'sopravvissuti' meridionali del reddito di cittadinanza.

Il Sud e la Basilicata hanno bisogno di altro, anche di una classe dirigente capace di riportare, immediatamente, nei luoghi del governo pubblico, la legalità.

Ecco perché, oggi abbiamo un'occasione storica, da un lato le prossime elezioni regionali tramite le quali i Lucani potranno spazzare via il marciume, dall'altro la speranza che il Governo nazionale oggi in carica, che si appella al 'cambiamento', superi la fase delle promesse e dimostri agli abitanti del Mezzogiorno d'Italia che la partita non è persa e, ponga seriamente al primo punto della sua agenda politica il SUD.

Gli anni dovrebbero aver insegnato a tutti che il Sud e il Nord non sono due entità distinte e che la crescita dei due territori è intimamente connessa: crescono ed arretrano insieme, come evidenziato anche dallo SVIMEZ.

E per far comprendere al Governo nazionale, ove non fosse ancora avvenuto, che il Sud non è un’appendice dell’Italia, non è un territorio buono solo a fornire risorse naturali, non è il ‘mercato coloniale’ del Nord, è centrale il lavoro dei parlamentari di maggioranza eletti in Basilicata che devono essere protagonisti nella politica nazionale per la loro Terra e devono ‘pretendere' che il voto dei Lucani non sia considerato solo un ornamento decorativo di un sistema più grande tutto volto a interessi estranei alla Basilicata. Il voto dei Lucani conta. Così in una nota Gianni Rosa, Fratelli d’Italia.