Pena ridotta al femminicida: "La violenza di genere va combattuta con la cultura”


POTENZA - La Corte d’Appello della Città di Bologna nel marzo 2019, ha deciso di ridurre da 30 a 16 anni la pena detentiva nei confronti di un femminicida. Nella sentenza si fa riferimento ad “una tempesta emotiva e passionale”, diagnosi inesistente, che rappresenterebbe uno dei motivi “idonei ad influire sulla misura della responsabilità penale”. Antonio Di Gioia, Presidente dell’Ordine degli Psicologi di Puglia afferma: “La violenza viene ancora associata alle parole passione e amore che vengono connotate, a loro volta, come possesso e controllo della donna da parte dell’uomo. Vige ancora la cultura” prosegue Di Gioia “purtroppo diffusa anche tra i giovanissimi, che vede il maschio come detentore di potere all’interno di una relazione sentimentale e la donna in posizione di sottomissione, oggetto di gelosia, manipolazione e ossessione. La gelosia viene ancora percepita come prova di “amore intenso e passionale” e la violenza fisica e psicologica giustificata come massima espressione di tale sentimento.”

Osserva ancora il Presidente “Colpisce e fa riflettere il fatto che pur in presenza di tutti gli elementi che caratterizzano la violenza di genere, questa sia stata “negata” da parte di operatori e operatrici di giustizia. Tale sentenza fa presupporre una forma di adesione ad una cultura per la quale un uomo, se tradito o abbandonato, sia legittimato a” strangolare a mani nude” la sua partner nel caso in cui questa non corrisponda allo stereotipo della donna sottomessa al potere maschile.”

Secondo il Presidente Di Gioia “L’amore dovrebbe essere caratterizzato dal rispetto e non dal possesso, dovrebbe essere basato sulla percezione dell’altro come persona e non come proprietà privata. Le pari opportunità, in una società in continua evoluzione, scatenano invece rabbia, gelosia e ostilità in una parte della popolazione maschile che non sa accettare e confrontarsi con i processi di emancipazione femminile. L’acquisizione della consapevolezza e del controllo delle nostre emozioni può essere raggiunta attraverso la trasmissione dell’educazione emotivo-affettiva soprattutto alle nuove generazioni.”

Infine, Antonio Di Gioia si appella all’unica via utile per arrivare alla civile convivenza “La violenza di genere e qualsiasi forma di sopraffazione e molestia vanno combattute attraverso la diffusione di una cultura basata sul rispetto e sulla capacità di confronto e accoglienza di tutte le differenze.”