Messaggio del Vescovo Caiazzo alle autorità civili e militari


Carissimi,

il 01 luglio, nella tradizione di questa nostra Chiesa locale, rappresenta un momento importante di dialogo tra la Chiesa e le istituzioni che saluto con affetto e stima. Mi si permetta un particolare saluto a S. E. Il Signor Prefetto, alla sua prima festa della Bruna. Saluto i rappresentanti della nuova Giunta Regionale e i nuovi Sindaci da poco eletti, alcuni dei quali riconfermati. Saluto tutte le istituzioni civili e militari convenuti in questa Basilica Cattedrale.

«La Chiesa – dice il Concilio Vaticano II – stima degna di lode e di considerazione l’opera di coloro che, per servire gli uomini, si dedicano al bene della cosa pubblica e assumono il peso delle relative responsabilità» (GS 75).

“Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto, e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore” (GS 1).

Queste parole mi sono propizie per rivolgermi a voi, che, nel rispetto del ruolo che svolgete, agite per il bene del nostro territorio e della nostra gente.

Questo è l’anno in cui Matera rappresenta l’Europa, anzi è l’Europa. E’ Capitale della Cultura Europea. Tutti assistiamo al gran numero di persone che attraversano le strade della nostra città: i popoli s’incontrano, le lingue dialogano, le diversità sono sempre più ricchezza di un nuovo umanesimo.

Matera è città ricca di storia millenaria, di uomini e donne che hanno impreziosito la cultura italiana, di eroi che, per primi in Italia, hanno versato il loro sangue insorgendo contro l’occupazione nazista, di santi pastori che hanno saputo guidare questa Chiesa con amore e determinazione attraverso l’annuncio profetico del vangelo, contro ogni forma di rassegnazione, di discriminazione e di ingiustizia.

Matera oggi rappresenta il nuovo Areopago, il cortile dei Gentili. Come S. Paolo ad Atene, che nell’Areopago interagì con la cultura del tempo senza rinunciare alla verità evangelica, così oggi da Matera diciamo all’Europa, con Papa Francesco, che «abbiamo bisogno di aiutarci a non cedere alle seduzioni di una cultura dell’odio e individualista che, forse non più ideologica come ai tempi della persecuzione ateista, è tuttavia più suadente e non meno materialista». Sia io che voi, abbiamo una grande responsabilità: “ridare anima al popolo e farlo crescere”. Traguardo al quale possiamo giungere se saremo capaci di camminare insieme per costruire la storia senza dimenticare che l’Europa ha incontestabili radici cristiane. Ma l’Europa sta vivendo una forte crisi di fede.

Risuonano molto attuali le parole di Benedetto XVI quando diceva nel 2010 che alla crisi di fede si accompagna una crisi morale. Tutti rischiamo di soccombere alla «pressione esercitata dalla cultura dominante, che presenta con insistenza uno stile di vita fondato sulla legge del più forte, sul guadagno facile e allettante».

Sintetizzo il pensiero del Papa emerito in questi termini: crisi di fede e di morale che dobbiamo inquadrarla in una crisi più generale che sta vivendo il vecchio Continente: è scristianizzato, frammentato, in balia di flussi d’immagini sempre nuove che impediscono la riflessione e la vera comunione fra le persone.

La cultura dell’odio e individualista, condannata da Papa Francesco è esattamente il contrario della cultura cristiana. Abbiamo celebrato da poco la solennità del Corpus Domini. Gesù, mentre si rivela nello spezzare il pane, chiama i discepoli ad essere carità: “Date loro voi stessi da mangiare”. Parla al plurale: il bene è comune, per tutti, nessuno escluso. Gesù non rimanda indietro nessuno. Questa è stata la tentazione dei discepoli: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta», dice: «Voi stessi date loro da mangiare».

Riporto un altro passaggio di Papa Francesco che ben descrive il contesto politico culturale nel quale l’Europa oggi vive. In questi anni, dice Francesco, «in molti hanno beneficiato dello sviluppo tecnologico e del benessere economico, ma i più sono rimasti inesorabilmente esclusi». Nel frattempo, «una globalizzazione omologante ha contribuito a sradicare i valori dei popoli, indebolendo l’etica e il vivere comune, inquinato, in anni recenti, da un senso dilagante di paura che, spesso fomentato ad arte, porta ad atteggiamenti di chiusura e di odio».

Parole, queste, che richiamano alla necessità che si ritorni a mettere l’Uomo al centro delle attenzioni comuni, salvaguardando e difendendo i diritti umani ben sanciti nella carta costituzionale italiana ed europea. Un’Europa capace di tornare ad essere Terra di Uomini, nel rispetto della loro dignità: solo così si garantisce la costruzione della “civiltà dell’amore”.

In questo 2019, anno in cui Matera è al centro dell’attenzione dell’Europa intera, la Madonna della Bruna, varcando la soglia della Cattedrale e percorrendo le strade di questa città in festa, accoglie sotto il suo manto ogni cultura, ogni religione, ogni tradizione, rivestendole della vita divina che porta in sé.

Ma non solo Matera è al centro dell’Europa, tutta la Basilicata lo è. Questa nostra regione, piccolo lembo di terra ma dal cuore grande, necessita di concrete azioni e scelte operative, che garantiscano ai giovani di poter rimane nella propria terra, coltivare le proprie tradizioni per costruire qui il proprio avvenire. Da qui, oggi nasce questo nostro comune impegno!

Impegno che ci permette, per dirla con Don Tonino Bello, di fare percorsi di “convivialità delle differenze” per sviluppare, “in sinergia con gli altri attori sociali del territorio, dialogo e cooperazione con le istituzioni pubbliche per promuovere la riqualificazione degli spazi della vita pubblica e “organizzare” una solidarietà capace di incontrare le nuove povertà, di costruire reticoli di integrazione culturale, di trasformare le criticità in occasioni di promozione dell’uomo, ristabilendo il principio della partecipazione di tutti alla costruzione di una città aperta, dialogante ed educante”.

Non a caso S. Paolo ci ricorda che in Cristo «non c’è Giudeo né Greco; non c’è schiavo né libero; non c’è maschio e femmina, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù» (Gl 3,28).

Impegno che consentirà alle eccellenze presenti nel territorio regionale (fabbriche, insediamenti industriali, coltivazione della frutta e altro) di continuare a produrre economia guardando ai lavoratori e al contesto tutto, in un clima di collaborazione tra imprenditori, istituzioni e abitanti. La Chiesa insegna che bisogna tenere insieme i tre principi che stanno alla base di ogni ordine sociale: lo scambio di equivalenti; la redistribuzione; la reciprocità. In questo modo si potrà intervenire non solo sul piano culturale, ma anche su quello propriamente istituzionale. Sono prerogative indispensabili affinchè il principio di fraternità trovi la sua giusta collocazione nell’ordinaria vita economica. Sappiamo che purtroppo non sempre è stato così.

Impegno che consentirà di costruire ponti di umanità e solidarietà per far risalire la china a quanti sono precipitati nell’abisso del vizio del gioco, a volte legalizzato, che è causa di rottura e fallimento per tante famiglie. Tanti di loro sono diventati preda degli usurai. La nostra Fondazione antiusura “Mons. Cavalla” ascolta molte di queste storie. Non sempre da soli riusciamo a risolvere i problemi.

Impegno che consentirà di costruire ponti di umanità perché questa nostra bella e amata terra ritorni ad essere incontaminata. La mancanza del rispetto dell’ambiente e lo sfruttamento selvaggio hanno portato a un grande aumento di malattie che mietono vite umane di qualunque età. Basta bonificare i siti contaminati o piuttosto sarebbe opportuno avviare una valida azione di Sorveglianza Sanitaria accompagnata da studi che mirino al benessere degli operai e degli abitanti delle zone della Val Basento?

Impegno che consentirà di costruire ponti di umanità che ci permettano d’incontrarci, di stare insieme, condividere il vissuto, gioire e soffrire con la certezza di poter contare sulla attuazione di investimenti strategici sulle politiche attive per il lavoro e sulla formazione. E’ in questo incontro che le famiglie potranno sanare le proprie ferite e riscoprire la bellezza di vivere in armonia.

Impegno che consentirà di costruire ponti di umanità perchè la “civiltà dell’amore” sia fondata sull’amore sano, gratuito che non è possesso ma libertà di cuore. Perché nessuno è proprietà personale di altri e quindi nessuno può essere annientato (penso ai femminicidi e infanticidi che in Italia sono sempre più in aumento). Siamo tutti di Dio e Dio è amore, e l’amore è armonia capace di superare difficoltà e sofferenze.

La nostra devozione alla Madonna della Bruna, in un crescendo di armonia tra fede e cultura, ci aiuti a capire che cultura è soprattutto carità. E’ lei, la Madre, che continua a mettersi in cammino portando dentro di sé la Parola che si è fatta carne per servire la storia attuale, l’uomo nelle sue fragilità. E’ in questi termini che va letta la visita di Maria alla cugina Elisabetta, bisognosa di affetto, di vicinanza, di servizio.

Grazie, carissimi, per la vostra presenza attiva e costante sul territorio; grazie per la sicurezza che garantite alla nostra gente; grazie per le politiche di inclusione nelle quali siete impegnati e per i ponti che state costruendo verso l’Europa e il mondo intero.

Perché come dice lo scrittore Italo Calvino, nelle Città Invisibili, “il ponte è la linea dell’arco che le pietre formano”, ma “senza pietre non ci sarebbe arco”. Noi siamo le pietre chiamate a costruire e reggere l’arco affinchè possa essere solido passaggio per l’umanità a noi affidata.

Se Matera e il suo comprensorio sono guardati con meraviglia, il merito è anche vostro.

Vi affido alla Madonna della Bruna e vi benedico.

†Don Pino