Antitrust: con caroprezzi 1 italiano su 3 anticipa partenza


ROMA - L’aumento anomalo dei prezzi e i previsti limiti agli spostamenti costringono quasi un italiano su 3 (31%) ad anticipare le partenze per le feste di Natale, per raggiungere i luoghi di residenza, i parenti o le seconde case prima del blocco che scatterà il 20 dicembre. E’ quanto emerge dai risultati di un sondaggio sul sito www.coldiretti.it diffuso in occasione della decisione dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato di richiedere informazioni alle principali compagnie di trasporto ferroviario (Trenitalia e NTV) in relazione al significativo aumento dei prezzi dei biglietti che si registra in alcune giornate del periodo 15 dicembre 2020-15 gennaio 2021.


Ad affrettare le partenze è anche – sottolinea la Coldiretti – la preoccupazione per le disposizioni in arrivo con il previsto nuovo Dpcm che fisserà le ulteriori regole per le feste di Natale, con misure più stringenti per limitare spostamenti e assembramenti ed evitare il pericolo di una terza ondata di contagi.

L’emergenza Covid porterà comunque quest’anno ad un azzeramento pressoché totale del turismo che interesserà gli oltre 10 milioni di italiani che lo scorso anno sono andati in viaggio nel periodo delle feste per raggiungere parenti, amici o fare vacanze, secondo l’analisi Coldiretti/Ixè. Il risultato è una perdita stimata in 4,1 miliardi sono per le mancate spese dei turisti italiani di Natale e Capodanno che lo scorso anno hanno trascorso in media sei giorni fuori casa. Ad essere bloccati, oltre all’80% degli italiani che hanno scelto come meta principale la Penisola c’è anche il 20% che – continua la Coldiretti – aveva deciso di varcare il confine e che ora sono franti dalle misure cautelative adottate per il rientro in Italia dall’estero con l’obbligo di quarantena e il tampone obbligatori.

Tra le destinazioni turistiche a pagare il prezzo più alto – riferisce la Coldiretti – è la montagna con 3,8 milioni di italiani che lo scorso anno sono andati in vacanza sulla neve nelle feste di fine anno. Si tratta di uno stop destinato ad avere effetti non solo sulle piste da sci ma sull’intero indotto delle vacanze in montagna, dall’attività dei rifugi alle malghe con la produzione dei pregiati formaggi. Proprio dal lavoro di fine anno dipende buona parte della sopravvivenza delle strutture agricole che con le attività di allevamento e coltivazione – conclude la Coldiretti – svolgono un ruolo fondamentale per il presidio del territorio contro il dissesto idrogeologico, l’abbandono e lo spopolamento.