La forza della terza età

di Concetta Padula. In passato, l'individuo viveva in modo gaio l'avanzamento degli anni. L'invecchiamento del corpo, il raggrinzirsi della pelle, l'indebolimento delle forze fisiche venivano ricompensati dal prestigio sociale ricavato dalle esperienze di vita. Si viveva un reciproco interscambio generazionale tra giovani e meno giovani.
Oggi, nelle società occidentali, il rispetto per le persone anziane si affievolisce con il progredire della civiltà. Secondo gli antropologi, nelle società primitive l'anziano era detentore di grandi poteri, come quello magico o di divinazione ed in più si rendeva promotore del rito di iniziazione che decretava il passaggio dalla gioventù all'età adulta. Tra le tribù dei cacciatori nomadi il vecchio veniva visto come un peso di cui sbarazzarsi, abbandonandolo in un luogo isolato con pochi viveri a disposizione, dopo aver fatto una festa in suo onore. Era una bocca in più da sfamare.
Nella società odierna, la posizione dell'anziano dipende molto dalla condizione economica e sociale della famiglia d'appartenenza. Le famiglie più benestanti lo vivono come un aiuto, un punto di appoggio, una persona a cui delegare le incombenze domestiche e la cura dei nipotini quando si è lontani da casa, mentre per le famiglie meno abbiente è visto come un soprammobile da spostare continuamente da un figlio all'altro, da affidare alle mani di una badante o da relegare addirittura in una casa di cura.
Oggi, una persona arriva alla vecchiaia forgiato nel carattere, temprato da una forte realizzazione personale e professionale e con un grande aumento del tempo libero da smaltire tra hobby e attività ricreative. Non bisogna dimenticare che, nella civiltà post-moderna, la terza età è molto impegnata nel sociale tanto che costituisce il volano del volontariato in tutti i settori.

Posta un commento

0 Commenti