La Basilicata che studia, si laurea, ma emigra

Concetta Padula. Nell'Università degli Studi di Basilicata, in queste ultime settimane, c'è gran fermento. Nelle aule si comincia a respirare un clima di forte agitazione perchè ci sono le matricole che ora iniziano a conoscere e a prendere dimestichezza con un nuovo ambiente di studio. Questi nuovi iscritti nel giro di pochi mesi, dall'esame di maturità, si sono visti catapultati in una diversa "vita studiorum" dove per loro i banchi di scuola incarnano una realtà ormai obsoleta. Il chiacchiericcio tra i corridoi ci ricorda la difficile situazione dei laureandi italiani il cui numero, ogni anno, si assottiglia sempre di più mentre, in questo periodo, s'apprestano a sostenere gli esami di profitto nella sezione d'appello autunnale. Però, la situazione che ci fornisce l'ISTAT su dati MIUR in riferimento ai laureati lucani è più che rosea perchè, per numero, essi superano di gran lunga la media nazionale di circa 5 punti percentuali, attestandosi intorno al 23% su 100 persone d'età compresa tra i 19 e 25 anni. Il dato più deludente per l'ateneo lucano è quello che i giovani preferiscono laurearsi fuori regione. In Basilicata si studia , ci si laurea , ma si emigra. Per molti diplomati l'esame di Stato rappresenta" il passaporto verso la libertà" perchè si allontanano molto presto dal loro ambiente familiare spinti da sogni ed ideali d'indipendenza per poter fissare definitivamente nelle città "fuori sede" la loro nuova residenza. Negli ultimi anni nell'ateneo potentino è stato chiuso il corso di laurea in Lingue e Letteratura straniera e oggi è in via di esaurimento la laurea in Scienze della Comunicazione a causa di problemi economici ma soprattutto per l'esiguo numero di richieste d'iscrizione. Mentre ultimamente sono state inserite nel "curriculum studiorum universitario" altre facoltà a numero chiuso come: farmacia e scienze della formazione primaria ma la situazione non è cambiata di molto. Lo studente lucano il più delle volte non si identifica con l'offerta didattica della "sua Università" perchè per lui risulta molto difficile adattare i suoi "sogni professionali" con l'esigua proposta formativa del "suo ateneo".