Sud: la crisi intacca anche le pensioni

Concetta Padula. Le pensioni erogate nel Mezzogiorno, in ragione della debolezza del tessuto economico e produttivo che le ha generate, risultano essere più basse che nel resto d'Italia. L'importo varia in base ai contributi versati, agli anni lavorativi e alla fascia d'anzianità. Le pensioni sociali sono più frequenti al Sud. Pensioni fino a 790 euro, su tutto il territorio nazionale, corrispondono al 42,6% della popolazione non attiva. Per l'ISTAT la soglia di povertà per una famiglia di due componenti è 992,46 euro e le pensioni inferiori a 1000 euro interessano 7,3 milioni di persone(12% degli italiani), 2,8 milioni solo al Sud. Nel Mezzogiorno si evidenzia un forte disagio per esclusione sociale, infatti ci sono pensioni che non superano neppure i 450 euro pro-capite al mese ( quelle degli agricoltori diretti), ed a una posizione non meno privilegiata vengono relegati gli invalidi civili che percepiscono 792 euro. Secondo i dati resi pubblici dall'INPS per l'anno 2012 gli assegni liquidati su tutto il territorio nazionale sono stati 267 mila, con un ribasso del 18,5% rispetto all'anno precedente. La riforma Fornero prevede un aumento dell'assegno pensionistico del 3% già dal mese di Gennaio, aumento reso necessario a causa del caro vita. Nel 2013 è ancora valido il blocco della rivalutazione annuale , per cui circa 6 milioni di pensionati non subiranno variazioni inerenti il loro importo mensile ma facendo un calcolo sugli incrementi previsti perderanno una cifra annua di 1135 euro. Gli effetti dirompenti della crisi non risparmiano neppure i pensionati che ultimamente hanno visto decurtato il loro assegno mensile, infatti i sindacati di categoria si scagliano contro l'Agenda Monti perchè (secondo loro)in primis le attuali riforme colpiscono soprattutto gli anziani, la fascia più debole e più numerosa della popolazione.