Gianni Rosa: "Bilancio Regione Basilicata? Non cambia nulla''

“Non è possibile risolvere un problema con lo stesso modo di pensare che ha creato quel problema. L’approccio alle questioni può modificare, spesso, l’evolversi delle cose. Ed è su un metodo nuovo d’interpretazione della realtà e di applicazione di soluzioni che concentrerò i miei sforzi e il mio impegno.”. Con queste parole, Presidente, Lei si è impegnato di fronte a tutti i Lucani. Sono parole da “gladiatore” che annuncia una rivoluzione. Di colui che ci ha fatto credere che il corso delle cose sarebbe cambiato rispetto al passato. L’annuncio della sua rivoluzione è iniziato ben prima delle elezioni. È iniziato già con le primarie. Quando, presentandosi come un eroe romantico, ha promesso che avrebbe risollevato le sorti della Basilicata, abbandonando metodi vecchi e stantii per una rinascita della nostra Terra. E gli elettori di sinistra, prima ancora che i Lucani, le hanno dato fiducia! “Dobbiamo radicalmente cambiare strada” ci ha detto, durante il suo discorso di insediamento: “politica ed amministrazione regionale devono abbandonare consuetudini perché per alcuni versi hanno evidenziato aspetti non propri, impropri”, li ha definiti. Ci ha sbattuto in faccia la necessità, sempre per dirla con le sue parole, di “un profondo processo di riforma culturale, ma anche organizzativa della macchina regionale, per restituirle efficienza, capacità di utilizzo oculato delle risorse pubbliche”. E la Lucania è rimasta in attesa. Abbiamo atteso che prendesse familiarità con i luoghi, che scegliesse la sua squadra di governo. Abbiamo aspettato il suo primo atto politico: il bilancio, che avrebbe dovuto dare, secondo lei, “segnali sul piano politico molto forti”, soprattutto avrebbe dovuto dimostrare che la classe politica lucana ha “compreso e fatto virtù di qualche errore che pure abbiamo commesso nel passato” E, parlando con sincerità, ci eravamo preparati ad assistere alla sua rivoluzione, ci eravamo preparati ad assistere alla concreta svolta, senza avere titolo a parlare perché tutto era fatto. La famiglia, la sanità, l’ambiente, lo sviluppo delle imprese, le nostre imprese, la tutela del territorio. Insomma la rivoluzione si sarebbe tradotta in fatti concreti, finalmente. Una visione che quasi, quasi, era apparsa di destra, culturalmente inappropriata per un socialista, accusato oggi da socialisti storici, economisti della sua stessa area di “familismo politico”. Se così fosse stato, il ruolo dell’opposizione si sarebbe ridotto a quello di prendere atto del cambiamento di rotta e di seguire il timoniere. E sia chiaro: per il bene dei Lucani e della nostra Terra lo avremmo anche fatto. Ma, Presidente, torniamo alla realtà, Lei ed il suo staff di tecnici, con questa manovra, ci avete presentato azioni che ci hanno fatto rimanere senza fiato. Quello che doveva essere, non sarà. Dai proclami si passa alla routine ed alla grigia gestione ordinaria. Tutto uguale, nulla cambia rispetto ai suoi predecessori. Presidente, con questa manovra, si mostra nudo e disarmato al Consiglio Regionale. Fa finta di scegliere, ma, in realtà, mantiene lo status quo. Eppure, il gladiatore ha il timone tra le mani. Ha, a suo dire, le idee chiare; ha le risorse finanziarie. Si, un fiume di opportunità, tanto denaro che con un'oculata programmazione potrebbe davvero cambiare la Basilicata. In più occasioni si è fatto, con le sue parole, paladino dei lucani, annunciando ora un cambio di passo, ora una vera e propria rivoluzione. Una discontinuità con gli uomini e i compagni del suo stesso partito. Un trucco ben riuscito, un gioco di prestigio che le consente di essere seduto, ora, lì, su quella poltrona. Ma analizzando le sue proposte, la rivoluzione non è mai scoppiata. Abbiamo riscontrato, senza tema di smentita, che il gladiatore rivoluzionario si è svestito e trasformato in un restauratore dell'ancien regime. In una visione d’insieme, senza alcun dubbio, è tutto come prima. Le uniche variazioni sono rappresentate da qualche numero appostato in bilancio in maniera diversa, ma solo per quadrature legate alle tecniche di copertura finanziaria tra preventivo e futuro assestamento. In concreto, siamo di fronte a micro interventi contraddittori nel settore energetico e ambientale; ad una sanatoria nelle rendicontazioni sui precedenti progetti legati ai finanziamenti europei, forse nel tentativo di trasferire un po’ di soldi ad aziende e società “amiche”, incapaci di rispondere alle procedure amministrative date; ad un aumento dell’addizionale Irpef a lavoratori e famiglie per finanziare progetti improduttivi e coprire una tantum spese assistenziali e clientelari. Non vi è nessuna attenzione alla produzione di ricchezza e al lavoro. Rimane solo il quadro maldestro e di anacronistica sinistra entro il quale collocare ammortizzatori e clientele, mantenendo un sistema povero e improduttivo. Ed ancora, il perpetuare di politiche incoerenti in materia di riforma del quadro delle autonomie; il fallimento della riorganizzazione dei territori montani, l’assenza di idee in materia di unione dei comuni; l’uso clientelare e superficiale di una struttura come il San Carlo che meriterebbe una rivisitazione completa di discipline, servizi, competenze, il poco coraggio nella riforma degli enti strumentali e sub regionali. Non vediamo tagli di poltrone, anzi le poltrone aumentano. Non sono previsti accorpamenti di enti nè diminuzione della spesa pubblica improduttiva. Lei rappresenta il sistema di potere del Pd in questa regione ed è in piena continuità con quel modo di concepire la politica e il consenso che ci ha ridotti nello stato di disperazione in cui la comunità di Basilicata si trova. L’unica cosa che abbonda è il continuo delegare alla Giunta, mortificando così la funzione di controllo e programmazione del Consiglio. In questo senso Presidente Lacorazza sarebbe opportuno un intervento, anche attraverso la conferenza dei capi gruppo, finalizzato a chiarire poteri, confini, relazioni fra Presidenza della Giunta e Consiglio regionale. Presidente Pittella, Le chiedo, quindi, quali sono le novità rivoluzionarie? Speriamo bene non le misure che lei chiama indistinte: i 37 milioni per la forestazione, i 12,3 milioni per le vie blue, i 19 milioni per acquedotto lucano, i 9 milioni per i consorzi di bonifica o ancora i 4,5 milioni per l’associazione allevatori. Perché queste sono vecchie misure fallimentari, tanto per usare un eufemismo. Si tratta di denaro che, da sempre, è speso senza alcun ritorno in termini di utilità per la collettività. Si passa dall'assistenzialismo improduttivo della forestazione e vie blue, per andare a tappare i buchi di una politica arruffona e mangiona, che, partendo da acquedotto lucano passando per i consorzi, giungendo all'associazione allevatori, vede in essi la sua peggiore manifestazione. Queste sono risorse tolte ai lucani, alle imprese lucane che hanno voglia e capacità di produrre ricchezza, sono denari pubblici che da anni alimentano solo il filone della clientela. In verità la rivoluzione sarebbe stata proporci oggi, e non domani, azioni che superavano questi macigni che la politica assistenziale del centrosinistra ha alimentato. E invece di dare a tutto questo un colpo di spugna, lei, ancora una volta, rifinanzia. E risperpera. E nel solco dello sperpero e della politica degli interessi, non possiamo non esprimere un giudizio negativo per alcuni carrozzoni di nuova generazione: la fondazione Matera Basilicata 2019 e la Basilicata Music Commission. Ma davvero pensa che i lucani siano degli sprovveduti e non si accorgano che queste istituzioni sono i nuovi ricettacoli di clientelismo brucia soldi? In tempo di spending review c’è bisogno di istituire altri enti? Per di più quando ci sono già altre organizzazioni che potrebbero occuparsene? L’ultimo in ordine di tempo è la Fondazione per la Ricerca scientifica in ambito socio sanitario che Lei inserisce l’ultimo giorno nel suo maxi emendamento. Come mai non era previsto nel primo pacchetto? L’esigenza di avere una nuova fondazione è venuta fuori tra lunedì e martedì? Oppure si pensava che passasse inosservata? Ci chiediamo e Le chiediamo, Presidente, con le sue parole, dove sono “il rigore etico, la trasparenza, l'efficienza, la sobrietà”?. E allora il dubbio che con queste azioni si voglia solo compiacere qualcuno è più che fondato. Così come fondata è la certezza che lo spostamento della sede dell’APT a Matera sia solo una regalia al PD materano. Non siamo campanilisti. Anzi. Noi, per cultura e retaggio politico, siamo per l’unità. Ed in questa Istituzione, unità può significare, solo, unità della Regione. Ma qual è la motivazione politica? Avrebbe potuto essere davvero il gladiatore. Avrebbe potuto dimostrare che la sua candidatura, portata avanti contro buona parte del suo partito, era davvero una spinta verso la discontinuità, verso la rivoluzione. E invece, Lei si è fatto eleggere, mostrando i muscoli ai suoi compagni di partito. Ma poi ha chinato il capo alla logica degli interessi, riproponendo la politica spartitoria e clientelare degli ultimi vent’anni. In fondo, avrà pensato, una poltrona, magari creata ad hoc, non si nega a nessuno! Ma c’è di più, Presidente. Nella sua sedicente rivoluzione non parla in alcun modo di sanità. Sanità che i lucani, nel 2014, pagheranno oltre 1 miliardo e 31 milioni di euro. Una cosa, però, è certa. In bilancio, oltre al miliardo citato, sono stanziati altri 17 milioni di euro per coprire i disavanzi della sanità e altri 19 milioni di euro, che ritroviamo in una voce troppo generica: ulteriori spese in materia di sanità. Certo, mi dispiace dirlo, il suo assessore esterno, nonché vice presidente, in fase di audizione in commissione, non ci ha aiutato, con il suo intervento minimalista. Tra l'altro voglio rimarcare, anche in questa, sede che il documento, richiesto a chiarimento dell’informativa in commissione, non è mai arrivato. Quindi, anche per questo motivo, diventa difficile esprimere un parere diverso dal negativo. La fiducia, Presidente, non può averla in bianco. Comprenderà bene che le sue omissioni sono sospette, che la sanità è da sempre il luogo principe in cui vengono curate le clientele e poi, se avanzano tempo e risorse, i lucani. Anche in questo ha sbagliato. La poca trasparenza non aiuta la sua rivoluzione. Parliamo d’altro: imprese e occupazione. Davvero, Presidente, pensa che l'art 15, ovvero le disposizioni per la creazione di occupazione, e l'art 17, cioè il fondo rotativo regionale per le imprese, siano la soluzione ai problemi atavici come la disoccupazione e la crisi dell'impresa? Eppure lei stesso, più volte, ha fotografato la situazione lucana “il 33% di povertà, un pil con un segno negativo, una non ripresa e una disoccupazione che oggettivamente è preoccupante, perché c'è tanta disperazione ed è inutile che ce lo nascondiamo”, ci ha detto, inoltre “non saremo noi in grado di risolverla, ma nessuno da questa parte o da quella è in grado di risolverla, noi siamo però in grado di dimostrare, innanzi tutto di dare segnali politici che avvicinano cittadino ad Istituzione, che recuperano un minimo di fiducia”. Segnali politici “che facciano cogliere al cittadino che noi stiamo facendo sul serio”. Questo ha detto. Le sembra che la soluzione rivoluzionaria per i tanti giovani sia quella di riproporre un provvedimento già vecchio e consumato? Le rispondo io, se mi permette: non è rivoluzionario per nulla. Questo tipo di provvedimenti già li avete propinati ai lucani e non hanno funzionato. Non basta un bonus a convincere un imprenditore ad assumere. Soprattutto a tempo indeterminato. E sa perché? Perché un imprenditore assume se ha bisogno di mano d’opera. E ha bisogno di mano d’opera se c’è domanda. Tutte le esperienze precedenti e anche quelle attuali (perché, se non lo sa glielo dico io, gli stessi incentivi sono ancora oggi previsti da leggi nazionali), sono fallite. Quindi, ci chiediamo perché riproporre un qualcosa che già si sa che non funzionerà? Aspettiamo una Sua risposta. E poi, Lei sa meglio di me che abbiamo ancora i 500 giovani del reddito ponte in giro con il voucher da 10.000 euro in cerca di occupazione. Anche per questo la norma che Lei propone è debole. Inefficace. Non coglie l'obiettivo. Eppure, sembrava che avesse la soluzione a portata di mano per tanti giovani. E poi, quando parliamo di occupazione e assistiamo a colleghi consiglieri che propongono scorciatoie per i raccomandati politici che in questi anni hanno trovato casa nelle stanze regionali, non sappiamo come comportarci. Serviva l'esperienza decennale da sindaco del capoluogo per riportare in Regione il concetto del raccomandato che da giorni affolla i corridoi della regione in cerca di protezione politica. É arrivata. E a questo proposito, Le ricordo, Presidente, che il Consiglio regionale si è già espresso in merito nel 2012 con la delibera n. 377. Noi aspettiamo la Sua decisione, Presidente, e faremo in modo che le cose si sappiano, che i tanti giovani lucani nati senza fortuna sappiano, e conoscano il gladiatore quale decisione prenderà in merito. Certo, forse, abbiamo colpevolizzato tutti. Certo vi è la necessità di un fare distinguo tra chi qualche selezione l'ha fatta, di verificare attentamente, ma è inaccettabile il comportamento di chi da una parte sa di essere raccomandato e chiede un diritto che non gli spetta e chi dall'altro fa politica per clientele a danno di tanti giovani. La prova provata di quanto sto sostenendo la ritroviamo nel maxi emendamento presentato dalla Giunta: Fondo per lo sviluppo del capitale cognitivo lucano. Chiaramente i nostri complimenti all’inventore del nome a cui chiediamo anche il nome ed il cognome dei beneficiari. Un gettone da 200.000,00, promesso da Pittella nella fase pre rivoluzione, che oggi viene incassato dal beneficiario. Una sorta di jukebox dove chiunque viene e prende quello che vuole, a spese dei Lucani! O, forse, Presidente, Lei pensa che la rivoluzione la si attua solo rispolverando il vecchio slogan populista "tolgo ai ricchi per dare ai poveri", concentrando gli sforzi sull'addizionale regionale IRPEF, che evidentemente tocca sempre e solo la famiglia. E lo fa banalizzando la questione e asserendo che queste risorse vanno ai poveri. Ma quali poveri? I beneficiari della misura Copes, ex cittadinanza solidale. Persone cui è stato dato denaro pubblico, senza chiedere neanche di restituirlo sotto forma di lavoro, E in questo ci sentiamo di appoggiare quanto sostenuto dal suo ministro Poletti: cioè che in cambio di qualunque reddito, anche sociale, bisogna lavorare, offrire prestazioni produttive. Sappiamo bene tutti che non si tratta di misure di coesione e solidarietà ma di interventi di puro stampo assistenziale. Lei, Presidente, promette di riformare questo settore, ma dopo, si, dopo le elezioni europee. Infatti, il denaro tolto ai ricchi per darlo ai presunti poveri copre le esigenze fino a luglio. Che viene dopo maggio, periodo elettorale, con particolare attenzione alle europee. Il fatto che si tratti di un utilizzo strumentale del concetto "tolgo ai ricchi per dare ai poveri", utilizzando la leva fiscale, trova conferma nelle stesse carte di lavoro consegnateci. Nel documento identificato come "sintesi principali allocazioni di bilancio", è riportato "ad oggi comunque la stima di tale leva fiscale inutilizzata, al netto dell'aumento sopra riportato, ammonta a circa 44 milioni di euro”. Allora mi chiedo, serviva davvero aumentare l'addizionale regionale IRPEF quando ci sono, ripeto, 44 milioni di euro di leva fiscale inutilizzata? Chiaro che lo scopo era poter lanciare l'ennesimo messaggio pubblicitario: il gladiatore crede nell’equità ed attua la solidarietà tra i cittadini. Propaganda, di questo si tratta! Comunque, tutto ciò porta a domandarci: ma perché togliere alle famiglie lucane e non ai veri ricchi, ovvero i petrolieri? Certo una casta forte, cui diventa difficile dire qualcosa che possa contraddirli o, peggio, irritarli. Magari per far capire quello che la gente auspica: che davvero il nuovo governo regionale è con i lucani. Ecco perché, Presidente, noi vogliamo aiutarla, e, quindi, abbiamo proposto tra i nostri emendamenti uno in particolare che coglie l'attimo. Si aumenti l'Irap alle compagnie petrolifere, agli imprenditori del fotovoltaico, alle lobby dell’eolico che vengono, usano la nostra terra, usano il nostro ambiente e se ne vanno. A chi prende e non da. Un segnale, certo. Non la soluzione alla questione petrolio, ma un segnale preciso, netto, un’inversione di tendenza: i lucani e il loro governo dicono basta agli egoismi settari ma anche a quelli nazionali. Agli interessi dei governi che negli anni hanno svaligiato le nostre ricchezze e sporcato il nostro paesaggio o, peggio, inquinato la nostra terra. Faccia sua Presidente questa nostra idea, noi saremo al suo fianco a combattere una battaglia di civiltà. Potrei continuare a lungo, sviscerando le cifre una per una, per arrivare sempre alla stessa conclusione, dove troviamo il cambio di rotta, sig. Presidente? Dove? In quali atti? in quali azioni? cosa cambia rispetto alla precedente legislatura? Dove, Presidente, Lei ritiene di essere diverso dai suoi predecessori, da quel sistema che ha detto in questi mesi di combattere? Nulla di diverso. Una per tutte. Emblematica. La proroga delle Linee Strategiche-Operative approvate nel 2006 e relative al periodo 2007-2013, anche questa inserita alla chetichella nel nuovissimo maxi emendamento. Tutto ciò in attesa che Lei stesso predisponga un nuovo documento di economia e finanza regionale. Allora, Presidente, di cosa parliamo? Della “innovazione continua” di De Filippo tradotta oggi in “rivoluzione”?. A riferirlo in una nota il consigliere regionale FdI/An Gianni Rosa.