Papa, "in Siria negoziare e ristabilire pace"

CDV - "Lasciamoci interpellare anche dai bambini che, oggi, non sono adagiati in una culla e accarezzati dall'affetto di una madre e di un padre, ma giacciono nelle squallide 'mangiatoie di dignità': nel rifugio sotterraneo per scampare ai bombardamenti, sul marciapiede di una grande città, sul fondo di un barcone sovraccarico di migranti. Lasciamoci interpellare dai bambini che non vengono lasciati nascere, da quelli che piangono perché nessuno sazia la loro fame, da quelli che non tengono in mano giocattoli, ma armi".

Al centro della messa della notte di Natale di Papa Francesco ci sono senza dubbio i bambini emarginati. Ad ispirare la preghiera del Pontefice, i bimbi di Aleppo, che in migliaia ancora rischiano la morte. E i bimbi migranti, quando venerdì si è registrato l'ennesimo naufragio nel Mediterraneo, che solo nel 2016 era già diventato la tomba di almeno 5.000 persone. Durante l'omelia, anche un passaggio a braccio sul consumismo: "Questa mondanità ci ha preso in ostaggio il Natale", ha detto.

"Pace - ha continuato il Pontefice - agli uomini e alle donne nella martoriata Siria, dove troppo sangue è stato sparso. Soprattutto nella città di Aleppo, teatro nelle ultime settimane di una delle battaglie più atroci, è quanto mai urgente che nel rispetto del diritto umanitario, si garantiscano assistenza e conforto alla stremata popolazione civile, che si trova ancora in una situazione disperata e di grande sofferenza e miseria. È tempo che le armi tacciano definitivamente e la comunità internazionale si adoperi attivamente perché si raggiunga una soluzione negoziale e si ristabilisca la convivenza civile nel Paese".

Nel messaggio natalizio dei papi raramente è mancato un richiamo alla Terrasanta, e infatti anche papa Bergoglio lo ha rinnovato oggi, auspicando "pace alle donne e agli uomini dell'amata Terra Santa, scelta e prediletta da Dio. Israeliani e Palestinesi - ha detto - abbiano il coraggio e la determinazione di scrivere una nuova pagina della storia, in cui odio e vendetta cedano il posto alla volontà di costruire insieme un futuro di reciproca comprensione e armonia". Volgendo lo sguardo poi a Iraq, Libia e Yemen, papa Francesco ha citato per la prima volta la sofferenza dei popoli per "efferate azioni terroristiche".