Omelia dell'arcivescovo mons. Caiazzo per i 750 anni della Cattedrale di Matera


MATERA - “La festa della casa di preghiera è la festa della comunità. Questo edificio è divenuto la casa del nostro culto. Ma noi stessi siamo ‘casa di Dio” (S. Agostino). Le parole di Agostino ci aiutano a capire cosa significhi celebrare l’anniversario della dedicazione e consacrazione della nostra Cattedrale. Da 750 anni in questo luogo, attraverso la presenza di innumerevoli fedeli, è stata scritta una parte considerevole della storia della nostra Arcidiocesi e della città di Matera.

Dal fonte battesimale migliaia di nuovi figli sono nati nello Spirito Santo, sono stati confermati nella fede attraverso l’ascolto della Parola, si sono nutriti dell’Eucaristia, hanno mostrato il volto di una fede adulta, camminando dietro la Madonna della Bruna, accompagnati dalla protezione di S. Eustachio, di S. Giovanni da Matera e di altri santi e beati.

Ogni generazione ha lasciato qualcosa, segni che parlano della profondità teologica, spirituale, della bellezza artistica espressa negli affreschi, nelle pale d’altare, nelle statue, nel presepe di Altobello Persio, negli altari marmorei, nelle colonne e capitelli, nei cassettoni del soffitto. Soprattutto nell’immagine di Maria Santissima della Bruna. Tutto parla di Dio e ci rimanda a Dio. E’ linguaggio che dura lungo i secoli e che continua a risuonare come Parola che si è fatta carne e che è venuta ad abitare in mezzo a noi.

In questo Tempio di Dio i battezzati sono cresciuti come figli suoi fino a scoprire di essere il vero Tempio del Signore, abitato dallo Spirito Santo, unito a Cristo unico Tempio di Dio, nel quale tutti adoriamo il Padre in spirito e verità. La Cattedrale di Matera, posta sul punto più alto della Civita, è stata sempre vista dai fedeli come Chiesa Madre dove recarsi e nello stesso tempo, come madre, incontrare la Madonna della Bruna, che guarda tutti i suoi figli.

Casa di preghiera, di ascolto della Parola, di nutrimento di vita eterna, di grazia di Dio che riveste le nudità umane. Casa tra le case. Dimora fissa che mette in movimento ogni battezzato. E’ l’espressione più alta del popolo di Dio in cammino, in perenne Sinodo per camminare insieme.

Questo vede la fede, che ha nel cuore l’occhio della pietà religiosa: come si ripongono nei tesori del cielo le opere buone dei fedeli, realizzate con le loro sostanze temporali e terrene. Con esse, anche questi edifici, costruiti per accogliere le assemblee religiose, quando la fede li avrà osservati con l’occhio del corpo, si compiace intimamente di ciò che scorge all’esterno e, dalla luce visibile, riceve di che rallegrarsi della verità invisibile.

Nella preghiera, detta colletta, che ha introdotto la liturgia della Parola, abbiamo puntualizzato, in riferimento al culto che la nostra Chiesa eleva a Dio uno e Trino in questa Cattedrale, che essa è come la madre di tutte le Chiese della nostra Arcidiocesi, incominciando dalla Concattedrale di Irsina, ed è centro di irradiazione di tutte le comunità parrocchiali, che sono le cellule vive dell’unica Chiesa particolare.

La Cattedrale è il luogo dove si riunisce l’intera Chiesa Diocesana: qui è iniziato il primo Sinodo Diocesano, qui, in questo giorno particolare, si sta definitivamente chiudendo con l’approvazione del documento finale, anche se ufficialmente, sempre qui, l’abbiamo chiuso il 25 gennaio corrente anno.

La Cattedrale svetta come un vessillo che tutti vedono, per indicare ad ognuno che il contenitore c’è per essere riempito dal contenuto, dalle pietre vive che siamo tutti noi battezzati, edificio spirituale, così come S. Pietro ci ha ricordato nella seconda lettura. La bellezza vera della nostra Cattedrale non sono le pietre votive o gli ornamenti, ma i fedeli che con la loro testimonianza,

presenza, partecipazione e senso di responsabilità, l’hanno resa e la rendono davvero bella e preziosa. Diversamente risulterebbe un’ala museale da visitare, fotografare, filmare. Quando si fa esperienza dell’essere Chiesa viva, scoprendo nella diversità ministeriale di essere corpo di Cristo, si rimane uniti a Lui in un continuo cammino sinodale che ha come meta entrare a far parte della Chiesa celeste: desiderio di vita eterna.