ROMA - Con l’emergenza Covid che ha provocato lo stop ai collegamenti con l’India e altri Paesi da cui provengono circa 35mila i lavoratori impegnati nelle campagne italiane è necessario prorogare i permessi dei lavoratori stranieri già presenti in Italia che scadono il 30 aprile per poter continuare a garantire la continuità delle produzioni agroalimentari Made in italy e i rifornimenti alle famiglie. E’ quanto afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare l’urgenza di affrontare il problema della sburocratizzazione del lavoro nei campi in un momento particolarmente delicato per il Paese.
Il problema della scadenza dei permessi di lavoro – continua la Coldiretti – interessa oltre 30mila operai agricoli stranieri che potrebbero essere costretti a tornare nei propri Paesi proprio all’avvio delle attività di raccolta di frutta e verdura. A livello nazionale viene ottenuto da mani straniere più di ¼ del Made in Italy a tavola, con 368mila lavoratori provenienti da ben 155 Paesi diversi che hanno trovato regolarmente occupazione in agricoltura – evidenzia la Coldiretti – fornendo il 29% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore. Sono molti i “distretti agricoli” dove gli immigrati sono una componente bene integrata nel tessuto economico e sociale come nel caso – aggiunge la Coldiretti – della raccolta delle fragole nel Veronese, della preparazione delle barbatelle in Friuli, delle mele in Trentino, della frutta in Emilia Romagna, dell’uva in Piemonte fino agli allevamenti da latte in Lombardia dove a svolgere l’attività di bergamini sono soprattutto gli indiani.
In totale – evidenzia la Coldiretti – sono circa 1,2 milioni i lavoratori agricoli dipendenti, fra italiani e stranieri, impegnati nelle campagne italiane in quasi 200mila aziende agricole che contribuiscono a fare dell’agricoltura italiana la prima per valore aggiunto in Europa e che anche nei momenti più duri dell’emergenza Covid non hanno mai spesso di prodigarsi per garantire gli approvvigionamenti alimentari alle famiglie italiane. Con una adeguata formazione e semplificazione l’agricoltura nazionale – evidenzia Coldiretti – può offrire agli italiani in difficoltà almeno 200mila posti di lavoro che in passato erano affidati necessariamente a lavoratori stranieri stagionali, che ogni anno attraversavano le frontiere per poi tornare nel proprio Paese.
In questa ottica è importante inserire nella prossima riforma della Politica Agricola (Pac) una clausola sociale di condizionalità per subordinare la concessione alle imprese agricole di aiuti e risorse europee al rispetto dei contratti collettivi e dei diritti dei lavoratori. Occorre rafforzare nella Pac premiando chi vive di agricoltura per puntare su un’assegnazione di risorse che consideri anche il contributo alla sostenibilità ambientale sociale e all’occupazione da parte delle imprese agricole – continua Coldiretti – con l’obiettivo di valorizzare la distintività delle produzioni di cui la tracciabilità dell’origine e l’etichettatura sono i principali strumenti per recuperare valore sul mercato.
Dopo essere stato snobbato per decenni si registra – continua la Coldiretti – un crescente interesse degli italiani per il lavoro nelle campagne anche per la situazione di difficoltà in cui si trovano altri settori economici. Un segnale positivo importante per il comparto che tuttavia – precisa la Coldiretti – si scontra con la mancanza di formazione e professionalità che è necessaria anche per le attività agricole soprattutto per chi viene da esperienze completamente diverse. “L’opportunità di un lavoro in agricoltura deve essere dunque accompagnata da un piano per la formazione professionale e misure per la semplificazione ed il contenimento del costo del lavoro” chiede il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “serve anche una radicale semplificazione che possa ridurre la burocrazia, garantire flessibilità e tempestività del lavoro stagionale in un momento in cui tanti lavoratori di altri settori sono in difficoltà”.