MATERA - Riceviamo e pubblichiamo il messaggio di Mons.Caiazzo all'inizio del nuovo anno scolastico '22-'23:
Carissimi,
all’inizio di ogni nuovo scolastico, da parroco, ero abituato a benedire gli
alunni, i docenti e quanti operavano nel mondo della scuola. Da vescovo,
invio il messaggio soprattutto a voi.
Ogni giorno mi capita di ascoltarvi e ogni giorno colgo una ricchezza interiore
strabiliante che non sempre viene apprezzata o, addirittura, valorizzata. Tanti
dubbi, perplessità, tante sofferenze e lacrime nascoste, e dietro, un grido
soffocato che mal cela un bisogno, una richiesta di aiuto: essere capiti e
accompagnati.
È tutta vostra la voglia di allargare relazioni che permettano a tutti di crescere
insieme. Del resto alla base di ogni sfida educativa sono necessarie le
relazioni capaci di abbattere i muri generazionali e camminare insieme.
E questo vale non solo nella realtà educativa della scuola, indispensabile e
fondamentale per la crescita umana, culturale e spirituale, ma in tutte le realtà
nelle quali ci muoviamo.
Ci sono tante emergenze nelle quali ci stiamo agitando in questi ultimi anni:
una vera e propria sfida per non rimanere intrappolati in un mondo senza
fiducia e speranza. La pandemia, la guerra, la crisi energetica e tante altre
situazioni di sofferenza, stanno mettendo a dura prova la nostra identità di
uomini. Spesso vi vedo e sento sfiduciati verso le istituzioni: Chiesa, politica,
sanità, scuola.
Non posso darvi torno. Avete ragione da vendere!
Ma aver ragione non vuol dire “solo” puntare il dito, è necessario rendersi co-
responsabili del cambiamento auspicato.
L’inizio di un nuovo anno scolastico deve rappresentare l’inizio di un nuovo
modo di pensare, ragionare, scegliere, senza sfuggire l’impegno e le
responsabilità personali. Quando ci sono emergenze a causa di calamità
naturali non si aspettano solo i soccorsi, pur necessari e indispensabili, ma
tutti ci rimbocchiamo le maniche per spalare fango e acqua. Diventiamo tutti
indispensabili, e spesso, soprattutto voi giovani, sia nel passato che ancora
oggi, venite chiamati “Angeli del fango”.
Ebbene, indispensabili dobbiamo esserlo sempre, affinché tutti possiamo
sentirci protagonisti di un mutamento epocale nel modo di ragionare e saper
scegliere per il bene comune abbattendo steccati e costruendo ponti di
umanità: e chi, meglio di voi, traboccanti di gioventù e di domani?
Il mondo della scuola viene in nostro soccorso per aiutare a crescere non
solo nella conoscenza di nozioni, ma nei rapporti umani e nell’impegno di
quel bene comune che sa dire no ad ogni forma di ingiustizia,
discriminazione, e difendere la dignità della persona superando la logica della
sistemazione ad ogni costo, del posto da occupare anche usurpando, della
prepotenza, della violenza. Tutte cancrene che alimentano il male e che
vogliono distruggere la convivenza di culture diverse, sociale, civile, morale,
spirituale.
A giorni (dal 22 al 25), a Matera, arriveranno delegazioni da tutte le regioni e
diocesi d’Italia per celebrare il XXVII Congresso Eucaristico Nazionale che
concluderà Papa Francesco con la S. Messa che sarà celebrata nello Stadio.
Il tema, partendo dal pane di Matera è il seguente: “Torniamo al gusto del
pane”.
Per tutti, in particolare per chi è credente, significa tornare a gustare la
pienezza della vita, uscire dalle tombe dove, a volte, la storia ci incastra e
pare sfidarci a ritrovare forza, voglia, desiderio di saper guardare oltre le
mortificazioni subite. Da Matera vogliamo dire che c’è bisogno di una
conversione culturale. Perché questo avvenga è necessario che ci sia un
cambiamento di mentalità capace di perseguire in modo speciale la
sussidiarietà. Significa che “tutte le società di ordine superiore devono porsi
in atteggiamento di aiuto…, quindi di sostegno, promozione e sviluppo
rispetto alle minori”.
Il pane diviene così il segno della comunione, della fraternità,
dell’appartenenza all’unica famiglia che si nutre dell’unico cibo, sacro,
spezzato e distribuito a tutti: esattamente come fece Gesù quando istituì
l’Eucaristia.
Auguro a tutti voi, carissimi ragazzi e giovani, a tutto il corpo docente e a
quanti operano nel mondo della scuola, di ripartire con rinnovato entusiasmo.
Applicarsi allo studio e approfondire nella ricerca seria è cosa lodevole e
necessaria perché ogni ragazzo realizzi il sogno che oggi lo affascina e i
talenti di cui è graziato; crescere in umanità è più difficile ma diventa
fondamentale per costruirsi uomini e donne di domani. Ecco perché la scuola
sarà sempre chiamata ad assolvere a due funzioni primarie e ineludibili: in-
segnare, e cioè, lasciare, intridere segni, ed e-ducare, condurre fuori far
affiorare i talenti del giovane. È in questa prospettiva che gli insegnanti, ogni
insegnante, diventa prezioso e insostituibile agli occhi di ogni alunno.
Vi abbraccio tutti nella speranza che anche quest’anno possa continuare ad
incontrarvi nelle vostre scuole così come in tante ho già fatto.
Vi benedico, paternamente vi abbraccio e prego per ognuno di voi, qualunque
sia il vostro credo
Con affetto.