Passeggiata culturale a Irsina


VITTORIO POLITO -
Una piacevole passeggiata culturale, accompagnati dalla guida Maddalena e dalla prof. Rosita Orlandi, vice presidente nazionale FIDAS Donatori Sangue, che ringraziamo, ci hanno guidati nella città di Irsina (MT), una delle più antiche località della Basilicata, posta su un colle a circa 600 metri s.l.m. con ampia vista delle valli del Bradano e del Basentello, affluente del Bradano.

Notevole è la Cattedrale dell’Assunta con la sua bella facciata e l’artistico campanile; altre chiese hanno sculture e quadri pregiati. In origine Irsina si chiamava Montepeloso, ma il 6 febbraio 1895 il Consiglio Comunale di Montepeloso, appunto, propose ed ottenne il mutamento della denominazione in Irsina, dal momento che la vecchia denominazione sembrava un buffo appellativo e che, secondo alcuni, derideva gli abitanti.

Con la variazione del nome si ebbe anche un nuovo interesse, tra gli studiosi locali che cercarono di ricostruire le vicende della antica denominazione. Irsina si adagia sulla cima di un colle. Di grande suggestione sono le antiche mura di cinta che abbracciano il centro storico, le torri di guardia, i palazzi gentilizi, le piccole chiesette, le strette viuzze e le porte di accesso ancora visibili. Abitata dall’homo erectus, punto di riferimento per greci e romani, centro fortificato nel Medioevo, appartenne a famiglie più potenti d’Italia. Per la sua posizione strategica vide l’avvicendarsi di Normanni, Svevi, Angioini e Aragonesi, che più volte la distrussero e la ricostruirono. Con Decreto del 9 ottobre 2007 il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, concesse la denominazione di “Città” al Comune di Irsina per l’importanza della sua storia, delle sue testimonianze artistiche e per l’attuale rilevanza.

Secondo lo storico Michele Ianora, in tutte le cronache antiche dal 1101 al 1500, Montepeloso viene sempre designata col nome di ‘Mons pilosus’ dove pilosus appare come semplice aggettivo. Anche dopo il 1500 pelosus o pelusus e pelusius hanno valore di aggettivi qualificativi. Nell’idioma italiano Mons Pilosus non si scosta molto da Monte Piloso. La traduzione più attendibile pare essere “Monte Lapilloso”, cioè il monte costituito da pietre. Ma le disquisizioni storiche le lasciamo agli storici.

Numerose le chiese disseminate in tutto il centro storico, tra cui la Cattedrale dell’Assunta, in cui è custodita la cinquecentesca statua di Santa Eufemia attribuita al Mantegna.

Che dire della Chiesa di San Francesco con gli affreschi della cappella ipogea, ricavata all’interno di una torre quadrangolare del castello normanno ove si intuisce l’ispirazione a Giotto nelle architetture e nelle figure dei personaggi. L’interessante opera voluta dai committenti Del Balzo, rispecchia i temi cari alla pittura del Trecento: dalla raffigurazione del Creatore alla Crocifissione, dall’Ultima Cena alla Presentazione al Tempio. Affrescata da artisti aperti alle influenze umbre e marchigiane, denota influssi di tutte le correnti pittoriche nazionali e internazionali che interessarono Napoli nel XIV secolo.

Chi protegge Irsina è Santa Eufemia, vergine e martire, la cui statua scolpita da Andrea Mantegna, patrimonio di inestimabile valore, è custodita, come detto, nella Cattedrale. Essa è una rarissima testimonianza dell’attività scultorea dell’artista rinascimentale, di cui parlano le fonti. La fierezza e la dolcezza del suo sguardo danno la sensazione che il blocco in pietra di Nanto con cui è stata realizzata si muova. La scultura di Sant’Eufemia di Irsina rappresenta la perfetta sintesi tra le novità rinascimentali e la compostezza classica che coesistono nell’arte del Mantegna.


Santa Eufemia, vergine e martire, sotto l’imperatore Diocleziano e il proconsole Prisco, superati per Cristo molti supplizi, giunse con strenuo combattimento alla corona di gloria. Eufemia consumò il suo martirio il 16 settembre del 303 e per una giusta valutazione serve precisare, che il concilio di Calcedonia (451 d.C.), ebbe grande influenza sulla diffusione del suo culto e di notizie sulla santa: è da allora soprattutto che la sua festa viene ad estendersi gradualmente in tutta la cattolicità. Le chiese a lei dedicate sorgono dovunque. Si celebra il 16 settembre, mentre a Irsina la festa patronale si svolge dal 14 al 17 settembre.

Curiosità

In quel di Irsina è ambientato anche il ‘giallo’ “Quello strano colpo del Romeo” di Francesco Serafino (WIP Edizioni), che si svolge in una giornata piovosa di febbraio, in cui 4 manigoldi entrano nella Cattedrale, chiusa per lavori, per commettere un furto, quello della statua in pietra policroma, di inestimabile valore, della protettrice della città, Santa Eufemia di Calcedonia, ma non riuscendo nell’impresa sacrilega, si appropriarono di ex voto e monili d’oro e un reliquiario d’argento. Il Maresciallo Prisciandaro, che dirige la locale stazione dei Carabinieri, venuto a conoscenza del furto, dispone indagini, con un unico indizio: il ritrovamento di una vecchia coperta di tipo militare. Il mistero si infittisce con il ritrovamento di un cadavere, il primo di una lunga scia di sangue di cui è costellata l’intera vicenda, ma lascio al lettore le sorprese del simpatico “giallo” di Serafino.