In occasione della 32esima Giornata Mondiale del Malato, la preghiera che, per l’occasione, ha scritto Marietta Di Sario, originaria di San Chirico Raparo, e costretta da anni a vivere su una sedia a rotelle.
Marietta è una persona speciale, punto di riferimento di tanti altri malati e di tanti, ma tanti, volontari dell’Unitalsi (associazione della quale fa parte) che la incontrano durante i pellegrinaggi.
“Fa che nella sofferenza non ci sentiamo soli, che qualcuno prenda le nostre mani e ci doni quella pace che, attraverso Cristo, viene da Te”.
E’ la preghiera che rivolgiamo in occasione della 32esima Giornata Mondiale del Malato, che rivolgiamo al Padre perchè ci custodisca nell’unità, come membra di un solo corpo.
L’augurio è che ognuno di noi, nel servizio ai fratelli, possa acquisire la consapevolezza della propria vocazione.
Tutto questo è possibile solo stando alla scuola di Maria. Con Lei possiamo imparare l’obbedienza e la docilità al progetto di Dio per dire ogni giorno il nosto Fiat.
Sono certa di questo perchè l’ho vissuto e provo a viverlo ogni giorno.
E’ la nostra Madre che mi ha accolto nel momento più difficile della mia vita.
Dopo un’infanzia splendida e serena, avvenneil crollo, la malattia. Chiusa nel mio dolore, per lunghi anni sulla carrozzina, mi sentivos ola, in mezzo a tanta gente piena di vita, proprio io che la voglia della vita mi portavo dentro!
Ho pianto… Lacrime di rabbia e ribellione per un destino avverso. Poi, d’improvviso, la Vergine mi è venuta incontro ad alleviare la sofferenza più grande, quella della solitudine.
Ho messo al mio fianco la famiglia, i tanti amici e l’associazione dell’Unitalsi. Ricevo amore ed ho imparato che la mia vocazione sta proprio mel testimoniarlo attravero la sofferenza.
Oggi o Mamma cara, riconosco che la mia vita è bella, è bella perchè è tua. Madre diletta, Vergine Maria. Ti offro la sofferenza per la pace e per l’unità.
Custodisci, proteggi e ricompensa tutte le pesone che fanno parte della vita dei fratelli più fragili e riempiono le giornate sostenendo la sofferenza degli altri con gratuità”.