"Il nuovo decreto legge taglia liste di attesa approvato ieri dal Governo sta generando un appassionato dibattito che mette in luce, come ha anche dichiarato la segretaria nazionale del Pd Elly Schlein, che sulla sanità pubblica il governo è stato costretto ad ammettere che avevamo ragione noi e cioè che non ci sono risorse sufficienti per abbattere le liste di attesa". E’ quanto dichiara il consigliere regionale del Pd, Roberto Cifarelli.
"La questione è ancorché paradossale in Basilicata - continua l’esponente del Pd -, in quanto già nel 2017 fu varato un piano straordinario dell’Asm che puntava ad abbassare i tempi di attesa utilizzando preferibilmente il sabato e la domenica per le sedute ambulatoriali aggiuntive a quelle ordinarie (dunque fuori orario di servizio) con un impegno prestabilito e remunerato con risorse che non erano a carico dell’Asm poiché rivenienti da una quota percentuale della tariffa riscossa dal medico che effettua visite private in intramoenia. Quota prevista da una legge regionale. Provvedimenti scomparsi con il centrodestra al Governo che con Bardi, Leone e l’attuale assessore alla salute di cui i cittadini lucani ignorano il nome (salvo esserselo trovato candidato come sindaco al capoluogo di Regione, Sic!), tuttavia - sottolinea Roberto Cifarelli - sono stati capaci di farsi commissariare dal Governo nazionale, questione di cui ancora non conosciamo la conclusione ma che sarà il primo tema che affronteremo all’insediamento del nuovo Consiglio regionale. Dunque siamo di fronte al cosiddetto decreto fuffa perché, così come dichiarato dal Ministro Speranza, 'ogni riforma senza risorse, a quattro giorni dalle elezioni, è pura propaganda'”.
"Siamo di fronte a un’autentica presa in giro - conclude Cifarelli -, un provvedimento non concordato con le Regioni di cui vorremmo conoscere il pensiero dello 'scomparso' Vito Bardi di cui nessuno conosce dove si trovi e di cosa si stia occupando, mentre continuiamo a vedere protagonismi di assessori/ex assessori non sappiamo se ancora formalmente in carica che il neo governatore ha il dovere di sostituire o riconfermare, questione di cui pensiamo dovrebbe occuparsi la Corte dei Conti".