“Francamente non riesco a capire tutto questo entusiasmo dei partiti di governo sia a livello nazionale che locale sull’approvazione del cosiddetto decreto sicurezza del governo Meloni. Il ricorso al decreto, che ricordo, dovrebbe utilizzarsi solo in casi di urgenza e di particolare necessità, ma che Meloni & C. in due anni e mezzo di governo hanno già utilizzato 89 volte (è record assoluto per un governo italiano), la stessa Meloni quando era all’opposizione lo ha sempre combattuto definendolo come strumento di mortificazione delle prerogative del Parlamento”. Lo dichiara il capogruppo di Avs-Psi-LBp in Consiglio regionale, Antonio Bochicchio, che prosegue:
“Dunque al netto del metodo utilizzato a me sembra che questa nuova ‘trovata’ del Governo sia l’ennesimo colpo di teatro per distrarre la massa dai veri problemi che attanagliano il Paese. Con la produzione industriale ormai bloccata da mesi, con una galoppante perdita del potere d’acquisto, con una sanità al collasso che oltre ai proclami non ha visto nessun provvedimento risolutivo delle liste di attesa, il Governo non trova di meglio da fare per impiegare il proprio tempo, che far approvare un decreto che è solo una dimostrazione di forza inutile. Con questo decreto l’Italia non sarà più sicura perché non combatte a viso aperto il potere malavitoso rilanciando una nuova stagione di lotta alla mafia. L’Italia non sarà più sicura perché uno Stato che reprime il dissenso è uno Stato che diventa cattivo solo con i suoi cittadini, quelli che combattono per l’affermazione dei diritti e lottano per uno stato di diritto. Sono almeno tre le ricadute negative e dirette di questo decreto: cambia il rapporto tra forze dell’ordine e cittadini con una disparità nei confronti dei secondi; rende il dissenso un crimine (però solo per le proteste in materia ambientale e non considerando quelle degli agricoltori); i reati commessi dai servizi segreti non saranno più punibili”.
“Lo capirebbe chiunque – aggiunge l’esponente socialista - che questa è solo un’operazione di distrazione di massa, iniziata con la lotta ai rave party, che, come hanno affermato tantissimi penalisti tradisce i principi di proporzionalità e sussidiarietà che dovrebbero ispirare l’azione della pubblica autorità. Il Governo mentre si preoccupa di mandare in galera chi protesta in difesa dell’ambiente non pone l’attenzione sulle minacce, quelle vere, che arrivano dal web. Il rapporto 2024 della Polizia postale segnala circa 17.000 truffe online, circa 2.800 casi di pedopornografia e oltre 8.400 frodi informatiche, tutti reati in crescita rispetto al 2023, senza tener conto che in molti casi le piccole frodi online vengono archiviate per la difficoltà di perseguire i malfattori oltre confine. A tutto questo va sommato il numero di attacchi da malware che sono aumentati di oltre il 140% rispetto al 2023. Se all’apparenza tutto ciò può sembrare lontano dalla quotidianità della maggior parte dei cittadini in realtà non lo è perché in ambito sanitario gli attacchi informatici sono almeno 3 al mese, e hanno colpito anche la sanità lucana, con conseguenze sui servizi di cura e la riservatezza dei dati dei pazienti”.
“Il Governo – conclude Bochicchio - se volesse occuparsi di sicurezza dovrebbe concentrarsi molto sulla cyber sicurezza e meno sui blocchi stradali. Dovrebbe mettere in campo risorse e competenze per contrastare gli attacchi informatici che bloccano aziende, violano la segretezza dei dati personali, e dovrebbe mettere i cittadini in condizione di difendersi da truffe e reati contro il patrimonio e salvaguardando soprattutto i minori dalle violenze in rete. L’Italia ha bisogno di creatori di speranza e non di produttori seriali di paure!”
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