Mafia, indignarsi non basta


Concetta Padula. Sotto il lieve tepore del mese di Marzo, sabato 16, una delegazione lucana dell'Associzione Libera coordinata da Don Cozzi si è recata a Firenze per prendere parte alla diciottesima "Giornata della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime della mafia". Erano oltre 150 mila i partecipanti, provenienti da ogni parte d'Italia, uniti da un sentimento comune, dalla voglia di gridare, in modo pacato, tutta l'indignazione,tutta la repulsione che spinge gli uomini onesti a fare, da sempre, da barriera contro i soprusi e le angherie delle mafie (di tutti i luoghi e di tutti i tempi).

La città del Rinascimento italiano ha fatto da cornice al corteo che, sfilando per le vie del centro, aveva alla testa i familiari delle vittime.I congiunti "urlavano" in modo sommesso il proprio dolore scandito a brevi tratti dai nomi di coloro che hanno pagato con la vita la voglia di legalità.

Nel cielo azzurro della compostezza generale hanno fatto sobbalzare e riecheggiano ancora oggi le parole di Don Ciotti. Egli sostiene che indignarsi non basta ma occorre coltivare il diritto alla pietà per i morti unito a quello per la verità e la giustizia.

Il fondatore di Libera riconosce e conferisce riconoscenza alla grande mole di lavoro compiuto da tanti uomini, e donne, di Stato che decidono di "non girarsi dall'altra parte" ma che applicano i principi della democrazia.

I giudici sostengono che la mafia ha più paura della scuola e non della giustizia.

La scuola istruisce la mente ed educa gli animi dell'uomo per bene.

Infatti, rompendo il muro dell'omertà e denunciando le intimidazioni e le pressioni psicologiche che "la mafia non può prosperare".