Inclusione donne al lavoro, "interventi assistenzialisti non risolvono problema"

POTENZA - “La Basilicata è una delle regioni più ricche d'Italia, nonostante questo ha uno dei tassi di natalità più bassi del Paese, a tal punto che nei prossimi anni sarà difficile ottenere un ricambio generazionale, un situazione del genere dovrebbe portare a valutare il sistema generale in cui una donna è inserita ed in particolare una donna che decida di affrontare la maternità. Gli interventi assistenzialisti, benché favorevoli, non risolvono il problema della conciliazione lavoro/famiglia”.

E’ quanto sostiene Giuditta Lamorte, responsabile welfare e pari opportunità Ugl Basilicata per la quale, “per favorire l'inclusione delle donne nel mondo del lavoro e per favorire l'incremento della natalità è opportuno e necessario abbandonare un concetto obsoleto di walfare e favorire l'attuazione di piani che considerino le donne come volani dell'economia. Il tasso di disoccupazione femminile è decisamente superiore al tasso di disoccupazione maschile, a questo si aggiunga che con la nascita di un figlio da un canto aumentano le spese, dall'altro si riducono le possibilità di introiti e le occasioni di far carriera, dovendo, i genitori ed in particolare le mamme, dedicare tempo alla cura della famiglia. La conciliazione lavoro/famiglia – prosegue la sindacalista Ugl - dovrebbe partire innanzitutto da un sistema fiscale che premi i nuclei familiari e che quindi favorisca l'ingresso nel nostro Paese di un sistema fiscale basato sull'equità fiscale orizzontale o quoziente familiare e di un walfare che non si basi sulla famiglia, ma che parta dalla famiglia. Gli strumenti di conciliazione lavoro/famiglia attualmente esistenti non sono efficaci, bisogna spostare l'attenzione dalla donna al sistema in cui la donna è inserita; le discriminazioni di genere sono legate alla mancanza di supporto nel lavoro di cura. E' necessario ridistribuire il lavoro di cura nella società, organizzandolo in maniera tale da realizzare un welfare che assicuri la prestazione e lo sviluppo di servizi di sostegno alla persona e alla comunità, integrativi rispetto a quelli già esistenti nonché lo sviluppo di servizi innovativi in termini di supporto alla gestione della vita familiare e del lavoro di cura. La seconda generazione del walfare dovrebbe partire dalla famiglia al fine di sviluppare una serie di azioni che consentano alla donna l'inclusione nel mondo del lavoro”.  Per Giuditta Lamorte, responsabile welfare e pari opportunità Ugl, “un sistema fiscale orizzontale ed un walfare che parta dalla famiglia e non si basino sulla famiglia sono sicuramente il modo migliore per realizzare la conciliazione lavoro/famiglia, ma soprattutto per realizzare il principio di uguaglianza sancito dall'art. 3 della Costituzione, laddove uguaglianza non vuol dire trattare tutti nella stessa maniera, ma trattare situazioni diverse in maniera diversa, in maniera da offrire a tutti le stesse possibilità”.