Gli Olotropica: il fiore della Rinascita della musica italiana

POTENZA - Valentina Di Cesare nasce, artisticamente, come scrittrice: tutto inizia infatti con un romanzo pubblicato da Tabula Fati, che prende il nome di "Marta la sarta" , un libro originale che raccoglie da subito i consensi della critica e del pubblico, non solo in Italia, ma anche all'estero: sarà tradotto in spagnolo, tedesco e francese e la stessa Valentina è stata ospite, con il suo libro, del Centro Italiano di Siviglia, in Spagna. Il 2016 condurrà Valentina a dare alla luce due nuovi lavori letterari, questa volta non romanzi, anche se in realtà anche un romanzo è in fase di allestimento. Valentina è, però, quel che si dice, un'artista poliedrica, poichè non vive solo per la scrittura ma anche per la musica, e lo fa attraverso un progetto ricercato ed ambizioso che prende il nome di Olotropica, un progetto relativamente giovane, dal momento che è nato appena 3 anni fa, mentre l'idea del disco ha preso forma successivamente, nella primavera del 2014. I testi di tutti i brani degli Olotropica sono scritti da Valentina, testi mai banali, in cui lo stile e la ricercatezza sono indubbiamente i punti di forza e quello che eleva gli Olotropica nella sfera della musica impegnata, giusta risposta a questi tempi di crisi delle arti e dei valori. Le canzoni sono quasi magiche: le ascolti e provi quasi un senso di distacco, dal contingente, dal vuoto cosmico di tante facili espressioni, lanciate solo per accattivarsi il pubblico: le ascolti e subito ne cogli la diversità, quasi cullandoti dentro a una dimensione onirica, eterea e mistica. Piccole guerre inutili è il titolo del lavoro discografico, nonchè del primo singolo che ne anticiperà l'uscita, prevista a breve: le illustrazioni, anch'esse quasi magiche, sono state realizzate da Michela Tobiolo, l'artista che ha saputo interpretare empaticamente con la cantante del gruppo, il messaggio che lei stessa intendeva appunto dare, ossia il messaggio della logica binaria delle cose, la dualità di tutte le vicende umane, per lor natura sia "buone" che "cattive", al tempo stesso. Ed è così che l'amore, i ricordi, il dolore, il tempo, l'attesa, l'amicizia, giungono ad essere le tematiche principali delle canzoni del disco che si snodano l'una dopo l'altra come fossero perle magiche di una collana. Le musiche sono dei ragazzi: Pierluigi al basso, Michele alla batteria, Paolo alla chitarra e Riccardo alle tastiere. Il disco è stato registrato al Touchclay studio di Popoli da Giacomo Pasquali (chitarrista di Borghese) e arrangiato da Patrizio D'Artista di Sincronie Musicali. Da precisare, anche per capire l'arte e il modo di sentire artistico del gruppo stesso, che i suoi componenti provengono dalla Valle Subequana, da Castel di Ieri e da Castelvecchio Subequo, due piccoli paesi immersi tra le montagne dell'Appennino, luoghi appartati che per antonomasia preservano dalla frenesia attuale, che crea scompiglio negli animi e nelle arti. Altro punto di forza di questo progetto artistico è il simbolo: un fiore di loto che è stato realizzato, in maniera esclusiva, dall'artista Annalisa Di Felice, un simbolo, il loto, che notoriamente indica purezza e bellezza. Tutti sappiamo che il fiore di Loto in natura nasce immerso nel fango, per poi ergersi e finalmente sbocciare, sorretto dalla forza stessa della sua unicità: sbocciare ancora, nonostante tutto, nonostante la contingenza e le difficoltà, il fiore di loto splende nel luminoso sole della sua fierezza, come sembrano fare anche gli Olotropica che colgono nella musica il significato più autentico della rinascita, in un mondo troppe volte avvinto dal