Movimento 5 Stelle: "Boreano il fallimento della politica, non della città"

VENOSA - Di seguito una dichiarazione del consigliere regionale Gianni Leggieri, M5S. Il servizio andato in onda su canale 5 durante la nota trasmissione Striscia la Notizia non racconta nulla di nuovo sulla situazione di Boreano. Evidenzia una realtà ben nota alle istituzioni locali, comunali e regionali, una verità anzi che è molto più drammatica di quanto mostrato. La retorica del potere ha cercato, soprattutto negli ultimi due anni, di far passare l’idea che tutti i problemi fossero stati risolti grazie alla task force regionale e al campo di accoglienza messo in piedi in maniera approssimativa e gestito in modo molto discutibile. Il servizio andato in onda su Striscia ha invece dimostrato ancora una volta la correttezza di quanto il Movimento 5 Stelle di Venosa e quello regionale vanno affermando da diverso tempo. Purtroppo le molteplici interrogazioni, le richieste di chiarimenti, i tentativi di controllare l’operato delle istituzioni (compiti riconosciuti dalla legge alle forze di opposizione) hanno dovuto scontrarsi con un muro di gomma e di silenzio messo in piedi per nascondere la verità dei fallimenti del sistema di accoglienza costruito dalla Regione e dal Comune di Venosa. Un campo di accoglienza semi vuoto ed una baraccopoli a cielo aperto. Casolari abbattuti in tutta fretta per costringere i migranti ad una deportazione di massa e capanne di legno che vengono tirate su dagli stessi migranti in pochi giorni proprio a fianco delle macerie dei casolari abbattuti. Il caporalato che continua ad operare indisturbato nelle campagne. Episodi sconcertanti come la morte di un giovane migrante (probabilmente morto suicida), degrado diffuso con la presenza di vere e proprie case di appuntamento allestite nelle campagne di Boreano. Mancanza di servizi essenziali come l’acqua potabile e i bagni. Montagne di rifiuti a ridosso degli alloggi di fortuna. Questo il sistema dell’accoglienza che dopo due anni la Regione Basilicata è riuscito a mettere in piedi. Nonostante le molte risorse economiche impegnate, molti già rimpiangono gli anni della gestione in emergenza. Eppure le strade alternative erano state proposte. Eppure si era chiesto un maggiore coinvolgimento delle associazioni che operano da anni sul territorio e che conoscono il fenomeno a fondo. Eppure si era proposta la costituzione di un tavolo tecnico presso il comune di Venosa per gestire questa situazione, sepolto dopo i primi due incontri. Eppure le richieste di chiarimenti a livello regionale sono state avanzate, ed anche numerose, peccato che chi avrebbe dovuto rispondere, tace. Certo, Venosa rimane una città fatta di cittadini dediti all’accoglienza e le iniziative spontanee di singoli agricoltori, di cittadini, delle parrocchie e di alcune associazioni lo dimostrano. Certo, il tessuto sociale ha risposto bene, anche quando da alcune parti si soffiava sul fuoco per far scoppiare l’incendio, però questo non basta. L’iniziativa dei singoli non può risolvere problemi che restano delle istituzioni e della politica. Problemi che le istituzioni e la politica hanno dimostrato di non essere in grado di gestire, di regolare, di amministrare. Al netto di questi due anni rimane un dato, Venosa sicuramente continua ad essere la città dell’accoglienza, le istituzioni venosine e quelle regionali purtroppo continuano ad essere invece incapaci di trasformare questa vocazione in azioni risolutive.