POTENZA - Aprire un ampio e articolato confronto sociale sul piano strategico della Zes appulo-lucana. A chiederlo è il segretario generale della Cisl Basilicata, Enrico Gambardella, che sollecita chiarimenti alla giunta regionale sullo stato di avanzamento del confronto con la Regione Puglia e con gli altri enti coinvolti.
“Mentre il Consiglio di Stato ha dato semaforo verde, non senza osservazioni critiche e perplessità, al decreto istitutivo delle zone economiche speciali - osserva Gambardella - nella nostra regione il dibattito sulle opportunità legate alla cosiddetta retroportualità è rimasto dentro il perimetro piuttosto ridotto delle discussioni tecniche e dei confronti interistituzionali. Ci preoccupa, in particolare, il rischio di una sostanziale marginalità politica della Basilicata che vede interessata ai benefici della Zes, peraltro non ancora quantificati, una porzione minima del proprio territorio, pari a poco più di 400 ettari, limitata alla sola area industriale di Ferrandina quale futuribile retroporto dell’area portuale di Taranto. Si conferma, dunque, la fondatezza delle perplessità espresse dalla Cisl fin dalle prime battute. Così concepite - spiega il segretario della Cisl - le Zes appaiono più come un tassello del più complessivo riassetto del sistema portuale meridionale, a tutto vantaggio delle regioni dotate di grandi infrastrutture marittime, che una concreta opportunità di sviluppo per le aree interne del Mezzogiorno, come la Basilicata che, per via del perdurante deficit infrastrutturale e l’assenza di opere di raccordo in grado di convogliare il traffico merci verso il retroporto di Ferrandina, da territorio che ambisce a diventare cerniera del Sud - conclude - rischia di diventare mera appendice di uno spazio geoeconomico esterno”.
“Mentre il Consiglio di Stato ha dato semaforo verde, non senza osservazioni critiche e perplessità, al decreto istitutivo delle zone economiche speciali - osserva Gambardella - nella nostra regione il dibattito sulle opportunità legate alla cosiddetta retroportualità è rimasto dentro il perimetro piuttosto ridotto delle discussioni tecniche e dei confronti interistituzionali. Ci preoccupa, in particolare, il rischio di una sostanziale marginalità politica della Basilicata che vede interessata ai benefici della Zes, peraltro non ancora quantificati, una porzione minima del proprio territorio, pari a poco più di 400 ettari, limitata alla sola area industriale di Ferrandina quale futuribile retroporto dell’area portuale di Taranto. Si conferma, dunque, la fondatezza delle perplessità espresse dalla Cisl fin dalle prime battute. Così concepite - spiega il segretario della Cisl - le Zes appaiono più come un tassello del più complessivo riassetto del sistema portuale meridionale, a tutto vantaggio delle regioni dotate di grandi infrastrutture marittime, che una concreta opportunità di sviluppo per le aree interne del Mezzogiorno, come la Basilicata che, per via del perdurante deficit infrastrutturale e l’assenza di opere di raccordo in grado di convogliare il traffico merci verso il retroporto di Ferrandina, da territorio che ambisce a diventare cerniera del Sud - conclude - rischia di diventare mera appendice di uno spazio geoeconomico esterno”.