POTENZA - Alzare l’asticella della formazione professionale e garantire standard qualitativi per tutti gli istituti nazionali, regionali, le agenzie e gli ordini professionali che svolgono corsi e che oggi più che mai sono chiamati a garantire affidabilità, professionalità e qualità.
Questo l’obiettivo prioritario alla base dell’accordo fra Federformazione, la Federazione, che trasversalmente rispetto anche alle organizzazioni imprenditoriali e ai sindacati, ha assunto il ruolo di punto di riferimento per i soggetti che operano sul campo e CEPAS, l’Istituto del gruppo Bureau Veritas, leader nella certificazione delle professionalità e delle competenze.
Un’intesa storica – come la definiscono i protagonisti – perché si propone di porre fine a una prolungata stagione di incertezza e anche di mancata armonizzazione degli standard formativi in Italia, e quindi nelle caratteristiche di base di corsi professionali che oggi sono caratterizzati da interpretazioni, formule e persino quantificazione dei tempi formativi stabiliti su base regionale, e talora non riconosciuti al di fuori dell’ambito ristretto della regione in cui la formazione è stata effettuata.
“Ci troviamo ad affrontare – afferma Roberto Nicoletti, presidente di Federformazione – un quadro normativo tutto da rivedere che ha favorito in passato coni d’ombra ormai intollerabili. Un esempio per tutti: la formazione per la sicurezza sui loghi di lavoro”.
“L’accordo – sottolinea Massimo Dutto, amministratore delegato di CEPAS – prevede la costituzione di tavoli di lavoro con gli ordini professionali, con le Associazioni imprenditoriali o del lavoro, nonché con i soggetti che operano sul campo nel settore della formazione, per definire standard qualitativi riconoscibili e riconosciuti da tutti”.
Il traguardo finale che si pongono Federformazione e CEPAS è particolarmente ambizioso: una rivoluzione nell’approccio ai problemi della formazione, che consenta progressivamente di trasformare un mercato che oggi, eufemisticamente, potrebbe essere definito “a chiazze di leopardo” e che (attraverso standard definiti e certificati) garantisca a chi forma, ma specialmente a chi è formato, qualifiche concrete e riconoscibili; in questo modo intervenendo in settori altamente sensibili come la sanità, l’industria 4.0, le nuove professioni e la sicurezza sui luoghi di lavoro, ma anche sulle regole del gioco del mercato del lavoro stesso.
Questo l’obiettivo prioritario alla base dell’accordo fra Federformazione, la Federazione, che trasversalmente rispetto anche alle organizzazioni imprenditoriali e ai sindacati, ha assunto il ruolo di punto di riferimento per i soggetti che operano sul campo e CEPAS, l’Istituto del gruppo Bureau Veritas, leader nella certificazione delle professionalità e delle competenze.
Un’intesa storica – come la definiscono i protagonisti – perché si propone di porre fine a una prolungata stagione di incertezza e anche di mancata armonizzazione degli standard formativi in Italia, e quindi nelle caratteristiche di base di corsi professionali che oggi sono caratterizzati da interpretazioni, formule e persino quantificazione dei tempi formativi stabiliti su base regionale, e talora non riconosciuti al di fuori dell’ambito ristretto della regione in cui la formazione è stata effettuata.
“Ci troviamo ad affrontare – afferma Roberto Nicoletti, presidente di Federformazione – un quadro normativo tutto da rivedere che ha favorito in passato coni d’ombra ormai intollerabili. Un esempio per tutti: la formazione per la sicurezza sui loghi di lavoro”.
“L’accordo – sottolinea Massimo Dutto, amministratore delegato di CEPAS – prevede la costituzione di tavoli di lavoro con gli ordini professionali, con le Associazioni imprenditoriali o del lavoro, nonché con i soggetti che operano sul campo nel settore della formazione, per definire standard qualitativi riconoscibili e riconosciuti da tutti”.
Il traguardo finale che si pongono Federformazione e CEPAS è particolarmente ambizioso: una rivoluzione nell’approccio ai problemi della formazione, che consenta progressivamente di trasformare un mercato che oggi, eufemisticamente, potrebbe essere definito “a chiazze di leopardo” e che (attraverso standard definiti e certificati) garantisca a chi forma, ma specialmente a chi è formato, qualifiche concrete e riconoscibili; in questo modo intervenendo in settori altamente sensibili come la sanità, l’industria 4.0, le nuove professioni e la sicurezza sui luoghi di lavoro, ma anche sulle regole del gioco del mercato del lavoro stesso.