Leggieri (M5S): nomina dei dirigenti generali. Si impongono alcune riflessioni sul mancato utilizzo dell’interpello


Non sono bastati gli esiti istruttori negativi formulati dalla Corte dei Conti Regionale - riportati nel giudizio di parifica del 4 Luglio scorso – e le ripetute stigmatizzazioni sul mancato adeguamento della Regione Basilicata alle osservazioni sulla eccessiva spesa del personale regionale e a quella dei dirigenti per fermare il ricorso esterno dei dirigenti generali. La nomina dei nuovi dg è una storia che si ripete. Nessuna preventiva valutazione dei curricula e delle professionalità dei 146 dirigenti interni alla Regione. La recente nomina dei direttori generali è stata, dunque, dettata da scelte fiduciarie e di matrice politica. Questo accadeva con il governo regionale del centrosinistra ed accade anche oggi con la Giunta Bardi, di centrodestra, nonostante la tanto osannata necessità di affermare il cambiamento.

Una menzione particolare nella questione va dedicata al caso di un dipendente regionale, non iscritto nell’albo unico della dirigenza regionale, in quanto funzionario titolare di posizione organizzativa di secondo grado, che è stato comunque nominato dirigente generale, in quota anche lui esterna e in barba al contenimento della spesa pubblica. In questo caso, ancora più che in altri, non si è proceduto ad alcun interpello, che avrebbe effettivamente accertato l’esistenza o meno di profili dirigenziali interni all’amministrazione in grado di svolgere le funzioni dirigenziali richieste.

La procedura di interpello per i dirigenti generali della Regione Basilicata non è stata reputata idonea, sebbene tutte le amministrazioni centrali e periferiche la adottino in maniera sistematica. Nel caso di svolgimento della procedura di interpello oggi avremmo avuto dirigenti generali quasi del tutto diversi da quelli nominati.

Peraltro, è da notare l’immane paradosso a cui si assiste, proprio con riferimento al nominato nuovo dirigente generale del dipartimento Infrastrutture. Il paradosso è quello di dover constatare che la Regione affida l'incarico apicale di dirigente ad un funzionario che, ove fosse stata espletata la procedura di interpello per dirigente generale, non avrebbe neanche posseduto i titoli per parteciparvi, non essendo inserito nel ruolo unico della dirigenza. Non è difficile immaginare che la Corte dei Conti richiamerà nuovamente la Regione Basilicata. Il massimo ente locale è opportuno che si muova sempre sulla strada della trasparenza, della efficacia della spesa e della corretta gestione della macchina amministrativa.