Comune su ospedale di Venosa: "si preservino dialisi e 118 anche in emergenza covid-19"

VENOSA - Dopo la risposta a mezzo comunicato stampa da parte del responsabile della task force regionale, dott. Ernesto Esposito, come Amministrazione Comunale ci saremmo aspettati quanto meno il rispetto istituzionale dovuto a un documento firmato da 18 Sindaci con una risposta per le vie formali, ma evidentemente ci sbagliavamo.

Gli organi regionali competenti hanno mancato completamente di comunicazione con i territori le proprie scelte. Eppure sarebbe bastato spiegare le motivazioni di una scelta che ha portato a ritenere l’ospedale di Venosa come quello più adatto a far fronte all’emergenza da COVID-19, sarebbe bastato dare le giuste informazioni alle istituzioni di riferimento sui territori, a quei Sindaci che stanno affrontando in prima linea questa delicatissima situazione. Ma l’informazione, in quanto tale, andrebbe data prima di avviare azioni concrete, la mancanza di conoscenza dei fatti e l’incertezza non possono che generare paura e preoccupazione.

Non si stupiscano oggi, gli organi regionali, se sta montando un grande malcontento da parte della popolazione che ancora una volta vede sottrarsi servizi essenziali nel “segreto” di operazioni di trasferimento di uffici e di ambulatori (sempre che questo fosse possibile) senza nemmeno aver ricevuto adeguate motivazioni in merito.

Dal momento che si preferisce comunicare attraverso note stampa, proviamo a perseguire anche questa strada, nell’intento unico di essere ascoltati.

Venosa, fin da subito, si è detta pronta a fare la sua parte e, senza alzare muri, aveva prospettato idee e soluzioni alternative da mettere sul tavolo della discussione, ma nessuno si è degnato di ascoltare, chissà forse perché la decisione era già presa.

Quando il dott. Esposito fa sapere che “il ruolo dell’ospedale di Venosa nel piano di gestione dell’emergenza sanitaria in corso è quello di entrare a supporto degli ospedali di Potenza e Matera solo nel caso in cui questi presidi non fossero più in grado di ricevere altri pazienti affetti da Coronavirus” ha inteso anche dare risposte a tutti quei pazienti dializzati che quotidianamente fanno le loro terapie presso l’ospedale San Francesco?

Ad oggi non risulta affatto chiara quale sarà la “sistemazione” di tale reparto, che non è certo un ambulatorio con prestazioni procrastinabili, ma un servizio vitale ed essenziale. Il peso che una chiusura di tale servizio a Venosa comporterebbe per pazienti provenienti dall’intero circondario avrebbe un impatto devastante per tutti quei malati e le loro famiglie, che combattono la loro battaglia per la vita ogni giorno. Abbiamo, anche in questo caso, suggerito se fosse possibile prevedere una compartimentazione del reparto dialisi, con tutte le attenzioni tecniche e sanitarie del caso, in modo da isolarlo dal resto della struttura. I pazienti affetti da malattie croniche non possono essere lasciati indietro, se pure nell’emergenza di assoluta gravità che il COVID-19 ha creato, occorre garantire a tutti cure e terapie sempre.

Giungono addirittura voci di una sistemazione “improvvisata” del 118: una sistemazione priva di adeguate misure per tutelare la salute di pazienti e operatori, in una struttura fatiscente e inadeguata. Operatori, peraltro, privi degli adeguati DPI (dispositivi individuali di protezione), senza dei quali sono a rischio loro, le persone soccorse e al ritorno a casa anche i propri familiari! Con quali criteri vengono assunte certe scellerate decisioni?

E poi, continuiamo a chiederci che senso abbia dedicare un’intera struttura a malati di coronavirus che potrebbero aggravarsi e che dovrebbero comunque essere trasferiti perché a Venosa non è stata prevista terapia intensiva. La carenza di anestesisti e di altre figure specializzate è chiara anche a noi, ma questo non giustifica una scelta che nella peggiore delle ipotesi esigerebbe comunque delle ambulanze appositamente attrezzate per lo spostamento di pazienti verso i presidi muniti di terapia intensiva. Ribadiamo che forse la proposta di decongestionare i presidi già attrezzati per la terapia intensiva e sub-intensiva trasferendo a Venosa reparti per i quali l’ospedale ha già struttura e personale professionalmente preparato, fosse la via più facilmente percorribile.

Ringraziamo il dott. Esposito per aver precisato che “…superata l’emergenza tutto tornerà come prima. Questo il motivo per cui sulla questione non sarà fatta nessuna delibera di Giunta…” e magari ne riparleremo ad emergenza coronavirus superata, perché che i tagli sconsiderati degli ultimi anni alla sanità fossero un errore, lo sapevamo già, e oggi ne abbiamo avuto un’amara evidenza, e sicuramente si renderà necessario ripensare completamente la politica sanitaria.

Saremmo altresì grati al dott. Esposito se volesse renderci noto, anche a mezzo stampa se preferisce, le cause dei ritardi che stiamo riscontrando sui tamponi che le autorità competenti hanno richiesto e che ancora non sono stati effettuati.

Consapevoli che la competenza sulla Sanità è in capo alla Regione Basilicata, Venosa farà fronte alla situazione con responsabilità, ma ci aspettiamo che sia la stessa Regione a metterci nelle condizioni di informare correttamente la cittadinanza tutta con dati certi ed attendibili, e che la smetta di agire senza tener conto dei territori.