Copagri: Coronavirus, quarantena attiva o tamponi per salvare la vendemmia


ROMA - “Ci troviamo alle porte della vendemmia e i produttori, alle prese con una maggiore richiesta di manodopera agricola, si trovano a doversi confrontare con una ulteriore problematica legata nuovamente all’emergenza Coronavirus; l’aggravarsi della situazione mondiale legata ai contagi, infatti, ha portato nuove restrizioni relative al movimento delle persone e, in particolare, dei lavoratori provenienti dall’Europa orientale, la cui importanza è fondamentale per le operazioni vendemmiali”. Lo sottolinea il presidente della Copagri Franco Verrascina a proposito dell’obbligo di quarantena per tutti coloro i quali arrivano nel nostro Paese dalla Romania e dalla Bulgaria.

“Nella piena consapevolezza della gravità della situazione pandemica e nel pieno rispetto delle normative nazionali e comunitarie in materia di salute, riteniamo di fondamentale importanza avviare immediatamente un confronto con le autorità preposte, valutando possibili soluzioni alternative che permettano ai viticoltori del nostro Paese di reperire la qualificata manodopera della quale necessitano”, continua il presidente.

“Pensiamo a soluzioni quali la cosiddetta ‘quarantena attiva’, già prevista in altri paesi europei, che dà ai lavoratori, a determinate condizioni, la possibilità di svolgere il proprio compito senza perdere 14 giorni di attività; mettiamo sul tavolo del confronto anche misure alternative, quali l’effettuazione di tamponi entro 24 ore dall’arrivo del lavoratore straniero, o anche durante le visite preassuntive, legando l’assunzione alla negatività dello stesso. Va da sé che ognuna di queste misure non possa prescindere dalla misurazione della temperatura, vincolante per l’ingresso in azienda, e dalla fornitura di gel igienizzante e di dispositivi di protezione individuale-DPI”, suggerisce Verrascina.

“Contestualmente, bisogna continuare a sviluppare misure che favoriscano e incentivino il reperimento della manodopera nazionale, sfruttando tutte le possibilità offerte dall’applicazione ‘Resto in Campo’, affiancando ad essa la creazione di una apposita banca dati, così da ampliare il più possibile il bacino di utenti di riferimento della app e da andare a coinvolgere tutti i potenziali interessati, partendo dai disoccupati, dai cassaintegrati e dai percettori di sussidi assistenziali”, prosegue il presidente.

“E’ importante tenere a mente che problematiche di questo tipo, che oggi si verificano in relazione alla vendemmia e con riferimenti ai lavoratori dell’Est Europa, possono in futuro ripresentarsi, pur se con tempi e modalità anche profondamente differenti, per altri Paesi e per altre attività di raccolta; è pertanto fondamentale studiare da subito un ventaglio di possibili contromisure da mettere in atto nel breve periodo per evitare di arrecare un ulteriore danno al primario, che è ancora alle prese con conseguenze della pandemia”, conclude Verrascina.