Ex Embraco, Ugl Metalmeccanici:”Oggi si registra solo un piccolo passo in avanti”

POTENZA - “E solo un piccolo passo in avanti la proroga approvata per ulteriori 6 mesi di ammortizzatori sociali per cessata attività previsto nel decreto Genova, dall’incontro con il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio. Italcomp non è una startup, ma un progetto ambizioso, un asset strategico che non va buttato a mare, ma va portato avanti. Bisogna ridare lavoro e dignità a questi lavoratori". E’ quanto hanno dichiarato congiuntamente il Segretario Nazionale dell’Ugl Metalmeccanici, Antonio Spera e Ciro Marino, Segretario della federazione provinciale di Torino sulla vicenda Embraco.

“L’ultimatum al 30 giugno per ribadire una data ultima, è per capire se il progetto ITALCOMP possa trovare applicazione, in caso negativo bisogna mettere in campo un piano B per trovare soluzioni che garantiscano occupazione per i 400 lavoratori della Ex Embraco. Le famiglie sono esasperate ed il segnale è stato evidente quando questa mattina, prima di incontrare il presidente Cirio, i lavoratori dell'azienda in crisi hanno appeso le 400 lettere di licenziamento di fronte al palazzo della Regione. Un segnale chiaro per il Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi dove, con tale gesto tutti siamo in attesa di comprendere definitivamente su cosa vuole fare con Italcomp. Oggi portiamo a casa un piccolo risultato – concludono Spera e Marino – ma per l’Ugl Metalmeccanici serve un progetto concreto poiché l'ammortizzatore va bene solo magari per chi è vicino alla pensione. Come i lavoratori, anche noi sindacalisti siamo stanchi e delusi soprattutto apprendere delle lettere di licenziamento e riceverle dopo 3 anni e mezzo di vertenze, di lotte, di manifestazioni, di impegni e di promesse disattese. Siamo e saremo sempre vicini ai lavoratori ex Embraco che sono al secondo giorno di presidio permanente davanti al Palazzo della Regione, per far sentire la loro voce in un momento in cui nulla sembra più muoversi intorno al progetto Italcomp che, ricordiamo, oltre all'ex stabilimento di Riva di Chieri (e i suoi 400 lavoratori e famiglie) salverebbe anche l'Acc di Mel, in provincia di Belluno, con altri 300 operai coinvolti”.