Museo archeologico “Mario Torelli” di Venosa, scrigno prezioso e luogo della speranza

(Foto Ansa)

VENOSA (PZ) - La recente riapertura, con un nuovo allestimento e camminamento, del Museo archeologico di Venosa “Mario Torelli” è un grande segnale di speranza non solo per la città oraziana. Quanto sta accadendo in Italia fa intravedere all’orizzonte la possibilità di tornare a viaggiare nel Belpaese, dopo i massacranti mesi della pandemia. Venosa a tal riguardo intende confermare e rafforzare la sua fama di meta turistica, di località di interesse storico ed archeologico conosciuta in tutto il mondo. 

La presenza a Venosa delle massime autorità istituzionali, in occasione della riapertura del Museo Archeologico, è la prova dell’interesse verso il valore del patrimonio custodito nel Castello Pirro del Balzo. Simbolo del “Mario Torelli” è senza ombra di dubbio la testa di Diadumeno. Si tratta di un reperto marmoreo che tutto il mondo ci invidia, tanto che venne rubato oltre sessant’anni per impreziosire la collezione del Museo Paul Getty di Malibù, in California, per poi far ritorno in Basilicata grazie alle indagini del Comando Carabinieri Tutela del patrimonio artistico. Un’opera dalla carica iconica unica.

La testa di Diadumeno venne trovata in una campagna di scavi nella località Piani dell’Annunziata, a Venosa. Quest’opera la rinveniamo, in analoghi esemplari, in pochi altri grandi musei (ad Atene, a Parigi, a Londra, a Roma). Essere allo stesso livello di poli museali di importanza planetaria è un fattore che deve inorgoglire non solo Venosa, ma il Vulture e l’intera comunità regionale.

Bisogna ripartire anche dalla cultura e dalla valorizzazione del nostro patrimonio per riprenderci la vita, riappropriarci della nostra quotidianità, nutrire speranza nel futuro e nello sviluppo della Basilicata. L’amministrazione comunale di Venosa, a guida MoVimento Cinque Stelle, sta credendo molto in questa visione e va dato atto del suo encomiabile impegno.