Muoiono 45 migranti dinanzi le coste calabresi. "Urgente operazione europea Mare nostrum"


CROTONE - Ennesima strage di migranti all'alba di fronte le coste calabresi in un bilancio che si aggrava di minuto in minuto. Tratte in salvo 80 persone e rinvenuti 45 cadaveri lungo il litorale, morti durante il tentativo di sbarco a Cutro, a una ventina di km da Crotone.

I corpi sono recuperati mano mano che il tempo passa, sia a largo che sulla spiaggia. Una decina le donne e circa otto i bambini.

Tra le vittime, anche un neonato di pochi mesi: il suo cadavere, secondo la drammatica testimonianza di un vigile del fuoco, è tra quelli finora tratti fuori dall'acqua dai soccorritori e dalle forze di polizia che stanno proseguendo nelle operazioni. 

"Mentre i rami del Parlamento approvano un urgente e straordinario decreto per regolare i flussi migratori, che di urgente e straordinario ha solo l’ennesima operazione ideologica, indebolendo in realtà le azioni di salvataggio in mare delle navi ONG, un barcone spezzato dalla burrasca della notte, che portava almeno 150 migranti, si è inabissato nel Mediterraneo, al largo delle coste calabre crotonesi". Così Mons. Gian Carlo Perego Arcivescovo di Ferrara-Comacchio Presidente Cemi e Fondazione Migrantes.

"Sono 33 i morti accertati, tra cui un neonato, almeno 100 i dispersi, che vanno ad aumentare le migliaia di morti e di tombe anonime nel cimitero del Mediterraneo - prosegue Perego -. Un nuovo drammatico segnale sulla disperazione di chi si mette in fuga da situazioni disumane di sfruttamento, violenza, miseria e di chi è indifferente politicamente a questo dramma. Un nuovo drammatico segnale che indebolisce la Democrazia, perché indebolisce la tutela dei diritti umani: dal diritto alla vita al diritto di migrare, al diritto di protezione internazionale. Mentre queste morti non possono che generare vergogna, chiedono un impegno europeo per un’operazione Mare nostrum, che metta strettamente in collaborazione le istituzioni europee, i Paesi europei, la società civile europea rappresentata dalle ONG. La collaborazione con i Paesi del Nord Africa non può limitarsi a interessi energetici o a sostegni per impedire i viaggi della speranza, ma deve portare a un canale umanitario permanente e controllato nel Mediterraneo verso l’Europa. Chi arrivando in Europa avrà diritto a una protezione vedrà salvaguardato tale diritto; chi non ne avrà diritto sarà rimpatriato. È chiaro che questo esame, solo nella terra europea, dovrà essere agile, organizzato, alla presenza di diverse figure – dai mediatori, dalle forze di polizia forze internazionali, da osservatori dell’UNHCR, da operatori sociali … - perché il minore non accompagnato sia tutelato come la vittima di tratta, o chi viene da una drammatica situazione sanitaria o da una guerra o disastro ambientale. Le risorse vanno investite nella tutela della vita, nell’accompagnamento delle persone non in muri o campi disumani. La vita e il futuro dell’Europa - conclude - dipende da come si accoglie, tutela, promuove e integra le persone in cammino".