Oggi vi raccontiamo una storia che affonda le sue radici nell’antichità, a Rionero in Vulture. Una storia fatta di segni impressi nella terra, di mani che hanno plasmato il passato e di tracce che ancora oggi ci parlano. È la storia del bollo “Eminalis”, che diventa per la prima volta un festival, pronto a celebrare la cultura, la memoria e l’identità del nostro territorio.
L’antica tradizione di marchiare tegole e mattoni risale all’epoca romana. Le fabbriche, le cosiddette figlinae, sorgevano vicino ai giacimenti di argilla e ai corsi d’acqua, in luoghi strategici per facilitare la produzione e il trasporto. Appartenevano spesso a importanti famiglie, perfino legate alla casa imperiale. Per conoscere come funzionavano queste attività ci vengono in aiuto proprio i marchi lasciati sui mattoni ancora freschi: “Eminalis” è uno di questi, rinvenuto a Rionero.
Nel tempo questi bolli cambiarono forma e stile: inizialmente rettangolari con iscrizioni su una sola riga, poi semicircolari sotto l’imperatore Claudio, “a mezzaluna” con Domiziano, quindi tondi o di nuovo rettangolari. Su di essi potevano comparire la cava d’argilla, il nome della fabbrica, del proprietario, dell’appaltatore o del capo officina, a volte persino un motto. Durante il regno di Adriano, la produzione per i grandi cantieri di Roma fu riorganizzata dallo Stato e si iniziò a incidere sui mattoni anche l’anno di fabbricazione. Nei secoli successivi, la gestione delle fornaci si fece sempre più centralizzata, fino a rientrare spesso sotto il diretto controllo dell’imperatore.
Oggi quel segno antico rivive come simbolo contemporaneo: “Eminalis” diventa il logo e il nome di un festival di comunità, di territorio, di amore per le proprie radici. Un segno di continuità che unisce passato e presente, e che racconta la straordinaria storia culturale del Vulture.
Dal 25 al 27 luglio, a Palazzo Fortunato, ArcheoClub del Vulture vi aspetta per scoprire #Eminalis, il festival che nasce da un’antica impronta e si trasforma in un’esperienza indimenticabile.
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