Policoro – Una storia che sa di riscatto, identità e visione, quella di Sigismondo Mangialardi, uno dei protagonisti silenziosi ma tenaci della trasformazione del Metapontino. Racconta con orgoglio le sue radici, il lungo percorso di rinascita e l’impatto di un sogno diventato realtà: il Circolo Velico di Policoro, attivo da 46 anni, simbolo di turismo sostenibile e di destagionalizzazione.
Mangialardi è il quarto di nove figli, figlio della Riforma Fondiaria del Metapontino, originario di Scanzano Jonico. Dichiara: «Rivendico con orgoglio la mia appartenenza a quella generazione di pionieri che hanno costruito la filiera agricola e turistica del Metapontino. Quando siamo arrivati qui era tutto una palude malarica, Policoro non esisteva: c’erano appena 300 persone. Oggi siamo in 20.000». Una rinascita collettiva, quella di tante famiglie emigrate e assegnatarie, che hanno letteralmente costruito il territorio dal nulla. «Non è stato facile – confessa – ma avevamo genitori straordinari, capaci di donarci amore, forza e indipendenza. Hanno forgiato il nostro carattere con l’esempio e il sacrificio». Mangialardi è tra i pochi operatori in Basilicata a fare turismo tutto l’anno. La sua parola d’ordine? Destagionalizzazione. Ma chiarisce: «Non è uno slogan. È un investimento. Vuol dire rischiare, migliorare le strutture, lavorare anche quando gli altri chiudono. E oggi raccogliamo i frutti: sempre più operatori seguono questa strada, e il Metapontino può diventare un riferimento, non solo regionale. Siamo nel cuore del Mediterraneo, e dobbiamo valorizzarlo al massimo». Il Circolo Velico è stato anche un grande laboratorio educativo e sociale: «In 46 anni di attività sono passati qui milioni di ragazzi, per esperienze formative e lavorative che hanno lasciato un segno. Vacanze sì, ma creative, formative. Molti si sono portati a casa competenze e passioni che hanno guidato le loro carriere». Tra gli ex partecipanti, anche nomi illustri come la viceministra Laura Castelli, che ha raccontato pubblicamente il valore dell’esperienza vissuta proprio a Policoro da adolescente: «Viveva a Torino, la mamma lavorava in Telecom. Veniva qui ogni estate. E ha detto che questa esperienza ha segnato il suo percorso professionale». E mentre il mondo guarda alle grandi regate internazionali, Sigismondo rilancia il valore autentico della vela: «Non è stata la Coppa America a promuovere questo sport, ma esperienze come le nostre: accessibili, genuine, inclusive. Qui, il mare è stato anche un modo per raccontare e valorizzare il territorio». La passione per il mare gli è stata trasmessa dalla mamma: «Era pugliese e amava profondamente il mare. Ci portava con il carretto e il cavallo al mare di Scanzano, attraversando tre chilometri di sterrato. Sembrava un film di Fellini.
Lì abbiamo imparato a nuotare, a rispettare l’acqua. Era parte di noi. Non avevamo bisogno di maestri: ci bastava il mare, e l’amore che lei ci trasmetteva».
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