Araneo e Verri: Una politica che ha smarrito il senso del limite

 

“In questi giorni abbiamo ascoltato la maggioranza regionale difendere l’approvazione del sistema contributivo per consiglieri, assessori e presidenti di Regione parlando di ‘adeguamento normativo’, di ‘misura di civiltà’, di ‘assenza di privilegi’. Ma questa narrazione elude il punto politico vero, che resta intatto e anzi oggi appare ancora più evidente. Il tema non è il principio astratto del contributivo. Il tema è chi decide, quando decide, come decide e a favore di chi”. Lo dichiarano le consigliere regionali del M5s, Alessia Araneo e Viviana Verri, che proseguono.

“Questa misura è stata introdotta a ridosso della pausa natalizia, dentro un provvedimento collegato alla legge di bilancio, senza un confronto pubblico, senza un’assunzione di responsabilità politica esplicita da parte della Giunta e del Presidente della Regione, e con un effetto retroattivo che si estende a due legislature precedenti. Tutto questo in una regione che vive una delle stagioni sociali ed economiche più difficili della sua storia recente. In questi giorni nessuno ha smentito i dati di realtà che avevamo posto al centro del nostro intervento: migliaia di lavoratrici e lavoratori in cassa integrazione o a rischio occupazionale, giovani che continuano ad andare via, interi territori impoveriti, un sistema sanitario che costringe troppe persone a rinunciare alle cure. Questo è il contesto in cui si è scelto di mettere in sicurezza, oggi, il trattamento previdenziale della classe dirigente. Ed è qui che si consuma la frattura più profonda: una politica che, di fronte a una crisi strutturale della società lucana, decide comunque di occuparsi prima di sé stessa. Anche se lo fa nel rispetto formale delle norme. Anche se lo fa con un linguaggio tecnicamente corretto”.

“A questo – continuano - si aggiunge un elemento che non può essere ignorato. In occasione di scelte come questa, spesso si reagisce ‘sparando nel mucchio’, attribuendo indistintamente la responsabilità a tutto l’arco consiliare. È un riflesso comprensibile, ma ingiusto e politicamente fuorviante. Perché così si finisce per non distinguere tra chi assume posizioni critiche, pubbliche e documentate, e chi invece quelle scelte le ha volute, costruite e votate. Questa confusione non rafforza il conflitto sociale: lo indebolisce, perché cancella le differenze e assolve chi ha realmente la responsabilità delle decisioni. La politica non è solo un insieme di atti legittimi. È anche, e soprattutto, una gerarchia di priorità e un messaggio che viene mandato alla comunità. E il messaggio che passa è chiaro: mentre a molti viene chiesto di aspettare, di stringere la cinghia, di avere pazienza, la classe dirigente regionale non rinuncia a nulla”.

“Noi non abbiamo mai sostenuto – evidenziano le esponenti del M5s - che la politica debba essere gratuita o che non abbia costi. Sappiamo bene che governare comporta responsabilità. Ma proprio per questo crediamo che chi esercita un ruolo pubblico, soprattutto in una regione fragile come la Basilicata, debba saper esercitare anche il senso del limite, della misura, del tempo giusto. La difesa d’ufficio di questo emendamento, arrivata in queste ore, non chiude la questione. Al contrario, la rende ancora più attuale. Perché dimostra quanto sia urgente riaprire una discussione vera sul rapporto tra istituzioni e comunità, sulla credibilità della politica e sulla distanza crescente tra chi governa e chi vive il disagio quotidiano”.

“Per queste ragioni - concludono - continuiamo a ritenere sbagliata questa scelta. Non per ideologia, non per propaganda, ma per rispetto verso una comunità che chiede sobrietà, giustizia sociale e coerenza. Se davvero si vuole affrontare seriamente il tema del trattamento previdenziale degli eletti, lo si faccia alla luce del sole, a partire dalla prossima legislatura, con un confronto pubblico e in un quadro di priorità radicalmente diverso. Tenere viva questa discussione non è un atto di polemica. È un dovere politico e morale”.

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