Pdl e Lega difendono Berlusconi, il premier non andrà all'Onu


ROMA. In mattinata Silvio Berlusconi si presentera' al Tribunale di Milano per l'udienza del processo Mills in cui e' imputato.

All'uscita potrebbe rispondere alle domande dei cronisti e rilanciare le polemiche nei confronti della magistratura. Un secco no invece alla richiesta di audizione dei giudici napoletani che indagano sul ''caso Tarantini-Lavitola'' nel quale il premier appare come ''parte lesa''.

Il presidente del Consiglio, a sorpresa, ha intanto deciso di non partecipare all'assemblea straordinaria dell'Onu che a New York discutera' da oggi della nuova situazione dei paesi arabi dopo le rivolte dei mesi scorsi e del futuro della Libia in particolare. A rappresentare l'Italia ci sara' Franco Frattini, ministro degli Esteri.

A motivare la decisione di Berlusconi e' il timore che in sua assenza possano crescere le trame, anche all'interno di Pdl e Lega, favorevoli a un governo di larghe intese con un nuovo presidente del Consiglio. A preoccupare il premier e' in particolare il voto dell'aula della Camera che ci sara' giovedi' prossimo sulla richiesta di arresto dell'onorevole Marco Milanese, Pdl, ex collaboratore del ministro Giulio Tremonti, accusato di associazione a delinquere.

I vertici del Pdl temono, nonostante l'annunciato no della Lega gia' espresso nella commissione per le Autorizzazioni a procedere, che nel voto a scrutinio segreto su Milanese possano coagularsi tutti i dissensi presenti nel centrodestra che chiedono il passo indietro di Berlusconi.

La rinuncia da parte del premier di partecipare all'assemblea dell'Onu riapre il contenzioso con i giudici di Napoli. Ieri sera sono scadute le quattro date possibili offerte a Berlusconi per incontrarlo in una audizione. Ora la richiesta potrebbe essere rinnovata per i prossimi giorni in quanto non c'e' piu' un ''legittimo impedimento'' all'incontro a causa del viaggio del presidente del Consiglio a New York.

Ieri, dal meeting del Pdl a Cortina, il segretario del partito Angelino Alfano ha difeso la composizione attuale dell'esecutivo: ''Berlusconi non ha alcuna voglia di dimettersi. Il governo dura cinque anni, come indica la Costituzione. La Costituzione prevede solo due modi e non cinque o dieci per la fine della legislatura: o le dimissioni del premier o la sfiducia del Parlamento''.

Alfano ha anche chiuso la porta a ipotesi di una nuova maggioranza: ''Tutti chiedono le larghe intese per mandare a casa Berlusconi. Non dicono ribaltone, ma larghe intese. Ma perche' siano larghe intese ci dobbiamo essere anche noi. Il Pdl dice no a larghe intese''.

Il segretario del Pdl ha definito ''un'aggressione al governo e al presidente del Consiglio senza precedenti'' il contenuto dell'inchiesta dei giudici napoletani e ha concluso: ''Il tentativo piu' insidioso e' quello di affermare che questi diciotto anni sono una parentesi buia della storia repubblicana. Se mi autorizzate a dirlo, noi continueremo a difendere Berlusconi e la nostra storia. Lo faremo con orgoglio''.

Dalla festa della Lega che si e' conclusa ieri a Venezia e' arrivato un altro no a ipotesi di nuove maggioranze o di un passo indietro di Berlusconi. Ma la novita' e' contenuta nell'intervento di Umberto Bossi a proposito di secessione: ''Bisogna trovare una via democratica, forse referendaria, perche' un popolo importante e lavoratore come il nostro non puo' essere costretto a continuare a mantenere l'Italia.

D'altra parte se l'Italia va giu', la Padania va su. Io sono per trovare la via democratica''.