“Un saluto da Giornale di Basilicata a… Federico “Sago” Sagona”: l’intervista al tastierista dei Litfiba

di Nicola Ricchitelli. «Spero di rimanere con i Litfiba ancora per molto tempo, perché mi trovo bene sia umanamente che musicalmente. Se poi mi chiamano i Pearl Jam o i Foo Fighters...», sa essere ironico Federico “Sago” Sagona, chiamato ad occupare il delicato ruolo che per tanti anni è stato di “Don” Antonio Aiazzi, considerato tra i più grandi tastieristi del panorama musicale. Un cammino fatto di serate live nei locali, dapprima con i “Magic rat & the midnight gang”, cover band del “Boss” Bruce Springsteen, e quindi “La Combriccola del Blasco” dal 2002 al 2008 prima della chiamata di Piero Pelù per la tournee del “Fenomeni tour” del 2008. Quindi anch’egli assieme al bassista Daniele Bagni confluisce nella reunion del Dicembre 2009 con Ghigo Renzulli, il quale fornirà l’apporto del batterista Pino Fidanza.

D: Un saluto da Giornale di Basilicata a Federico “Sago” Sagona – attuale tasterista dei Litfiba – Federico, cosa vuol dire condividere il palco con gente del calibro di Ghigo Renzulli e Piero Pelù?

R:« Calcare palchi così importanti è la realizzazione di un sogno dopo tanti anni di gavetta. Piero e Ghigo, poi, hanno un carisma incredibile e la loro energia sul palco è contagiosa».

D: Come hai vissuto questa esperienza con la band fiorentina su e giù per l’Italia? Vi è qualche concerto che ricordi in maniera particolare?

R:« I "primi" concerti per me sono sempre molto emozionanti. Il primo concerto a Losanna, Assago, il primo della tournée estiva a Noci in provincia di Bari. Se devo pensare ad un concerto davvero adrenalinico direi a Roma alle Capannelle nel 2010 perché davanti a noi c'era una marea di gente esaltata e sul palco c'era una grande intesa».

D: Quali erano i tuoi riferimenti musicali da ragazzino? Come nasce la tua passione per la musica?

R:« A due anni e mezzo già cantavo le canzoni delle Zecchino d'oro ma non credo che si possa parlare di un vero e proprio riferimento musicale! Scherzi a parte il rock è entrato nella mia vita quando i miei mi regalarono "Sono solo canzonette" di Bennato: avevo solo sette anni!! Poi ho studiato classica per un po' ma invece di applicarmi con Bach e Mozart cercavo di suonare ad orecchio le canzoni che passavano in radio ed in televisione. Poi Rolling Stones, Beatles, Springsteen, Queen, Led Zeppelin ma anche il soul di Otis Redding e Wilson Pickett».

D: Federico, tante le esperienze che ti hanno visto protagonista come tastierista nelle diverse band, ma anche tanta gavetta. Quale la tua opinione sui talent show?

R:« Non sono contrario ai talent show per partito preso. Molti dei ragazzi che vi partecipano sono bravi e preparati. L'impressione però è che siano in mano alle case discografiche che decidono a tavolino il "prodotto" che deve emergere. Spesso i ragazzi interpretano canzoni non loro e vengono spremuti finchè la forza della loro immagine non si esaurisce. L'industria discografica italiana sta sfornando esecutori accattivanti in base alle tendenze musicali. Spesso però le voci e i pezzi si assomigliano ed il messaggio che passa è "usa e getta". Mi piacerebbe che ci fosse un interesse maggiore per il cantautorato, valorizzando la diversità artistica invece dell'omologazione. Il talent show dovrebbe essere solo una delle tante forme di accesso alla musica, di sicuro non la più importante. La paura è che talenti come Caparezza, i Subsonica, Il Teatro degli Orrori non riescano più ad emergere».

D: La tua attività live inizia nei locali verso la metà degli anni '90, le prime esperienze proprio con “Magic rat & the midnight gang”, cover band di Bruce Springsteen. Che ricordi hai di quel periodo?

R:« Ho dei ricordi bellissimi. Eravamo un gruppo di amici, prima che di musicisti, accomunati dall'amore per il Boss e ricordo l'emozione negli occhi di tutti noi quando abbiamo provato a suonare per la prima volta brani immortali come "Born to Run" o "Jungleland". Mi vengono in mente concerti "difficili" in cui iniziavamo tra lo scetticismo di chi non era fan di Springsteen e finivamo per far ballare tutto il locale. Parafrasando Ligabue direi che quelli erano i miei "sogni di Rock & Roll"».

D: Dal 2001 al 2005 hai suonato come tastierista nella compagnia di musical “Kaspar Hauser” di Firenze, nei musical “Rocky horror picture show” e “A day in the life”. In futuro ti piacerebbe tornare a lavorare per un musical? A quale progetto ti piacerebbe lavorare?

R:« E' stata un'esperienza importante che mi ha permesso di conoscere tanti bravi musicisti di Firenze. In teatro la tensione è completamente diversa da un concerto rock e, sinceramente, mi manca un po' quel feeling che si crea con il pubblico. Tornerei a suonare in un musical se fosse un progetto originale e fossi stimolato dai brani».

D: Federico, dal 2002 al 2008 hai anche fatto parte de “La Combriccola del Blasco”, nota tribute band fiorentina di Vasco Rossi. Cosa apprezzi del “Blasco”?

R:« Credo che "La Combriccola" sia stata una tappa fondamentale della mia gavetta musicale perché mi sono dovuto confrontare con musicisti di ottimo livello, quasi tutti turnisti ed ho avuto anche la possibilità di suonare con i veri musicisti di Vasco. Ho imparato la disciplina del lavoro e la ricerca della qualità anche in un progetto di cover. Di Vasco ho sempre apprezzato la forza di alcuni brani, sopratutto quelli un po' più vecchi che hanno fotografato una generazione. Credo che sia riuscito a fondere il rock con la musica cantautoriale italiana scrivendo brani a volte selvaggi e a volte delicati e toccanti».

D: Con quale musicista ti piacerebbe collaborare in futuro?

R:« Spero di rimanere con i Litfiba ancora per molto tempo, perché mi trovo bene sia umanamente che musicalmente. Se poi mi chiamano i Pearl Jam o i Foo Fighters...».