Tra Pdl, ripresa economica e liberalizzazioni: intervista al sen. Latronico


di Desirèe Montesano. Senatore, la ringraziamo per l’intervista gentilmente concessa al Giornale di Basilicata. L’Italia oggi vive una crisi politica ed istituzionale molto grave che sconvolge la serenità dei cittadini. Il quadro politico non è certo dei più sereni e rassicuranti. In questa situazione di vera e propria crisi anche della stessa politica italiana, il Pdl in Basilicata supera i 12 mila iscritti: forti di questi numeri, quali sono le prospettive di rilancio del Pdl nella nostra regione?

“Il numero delle iscrizioni che abbiamo conseguito in Basilicata rappresenta un buon dato di partenza, considerato il periodo ed il clima che viviamo, un clima di evidente sfiducia e di critica severa alla politica. Il fatto che un partito possa raccogliere queste adesioni è un dato molto incoraggiante. Un segnale importante sulla cui scia è possibile costruire un partito che non sia solo organizzazione ma che possa essere scelto soprattutto per i suoi contenuti e per le sue proposte, piuttosto che per la sua capacità di controllare il territorio. Un partito con un impianto dirigista ma liberale, capace di essere uno spazio di azione per tutti coloro che hanno voglia di partecipare. Un partito che riesca ed essere percepito come strumento per difendere alcune tematiche fondamentali come: le libertà della persona, la sicurezza, il protagonismo della società e la centralità delle risorse umane. Noi dobbiamo essere percepiti da quell’orizzonte culturale italiano che si riconosce in questo dna, nella prospettiva politica di realizzare in Italia la grande famiglia del partito popolare europeo, una forza nazionale ma che abbia un respiro fortemente europeista. Naturalmente non dimentichiamo tutte le difficoltà che la politica nel suo insieme vive. Bisogna ricordarsi che per riuscire a fronteggiare alcune campagne qualunquiste di antipolitica, è necessario porre in atto una buona politica”.

Pensa che sia necessario un ritorno all’idea di partito come luogo di ritrovo e scambio di opinioni e vivaci dibattiti, un partito più vicino alle esigenze dei cittadini, non solo pensato ma anche vissuto?

“Il partito non è una gabbia ideologica. Io lo immagino come uno spazio di libertà. Un incontro di sensibilità che si riconoscono in una comune identità . Un luogo dove si devono incrociare le capacità di iniziativa. Uno strumento per costruire una società migliore e fronteggiare insieme le tante ingiustizie che si vivono nella realtà. La politica è innanzitutto : passione”.

Secondo alcuni economisti, la ripresa economica dovrebbe ripartire dal sud. Il Pdl lucano ha un suo programma per il rilancio dell’economia in Basilicata?

“Il PDL lucano si è caratterizzato e distinto, proprio su questi temi: ricollegandoci al discorso precedente, volevo ricordare che la politica è soprattutto proposta, bisogna dare delle prospettive concrete che incidano sulla vita delle persone. Abbiamo fatto una scelta dall’inizio di questa legislatura: nel 2008 abbiamo deciso di utilizzare la forza di governo, che oggi è forza parlamentare, per provare a lanciare delle idee per la Basilicata, partendo dalle risorse. Lo sviluppo può esserci se si valorizzano le risorse di cui il nostro territorio dispone. La Basilicata dispone di molte risorse. La natura ha dato a questa terra risorse minerarie, idriche, ambientali, culturali e umane, si tratta di mettere insieme queste realtà. Su queste risorse abbiamo incentrato il nostro lavoro in Parlamento fino a raggiungere un accordo tra il governo nazionale e la regione, un negoziato, in grado di assicurare un uso più efficace delle risorse finanziarie. L’accordo, prevede l’uso di una quota di queste risorse, che si ottengono sfruttando i giacimenti minerari, per finanziare sia un progetto di potenziamento infrastrutturale per la regione sia un fondo per lo sviluppo delle attività produttive. Infrastrutture e sviluppo delle attività produttive sono i due grandi temi verso cui indirizzare le risorse che potranno essere negoziate dai benefici delle risorse minerarie. In questo senso abbiamo lavorato e abbiamo firmato il Memorandum tra il governo Berlusconi e la regione Basilicata. Nei mesi scorsi abbiamo dato una copertura legislativa a questo Memorandum, costruendo una norma che preveda che una quota delle risorse fiscali derivanti dallo sfruttamento delle risorse minerarie possa essere destinata ai territori lucani.
L’ufficio minerario del Ministero dello Sviluppo Economico ha stimato, con valutazioni a ribasso che nei prossimi 20 anni, dalla Basilicata si potranno estrarre risorse minerarie per un valore di 30 miliardi di euro con gettito fiscale non inferiore a 17 miliardi; noi abbiamo chiesto che una quota di questi 17 miliardi sia destinata ai territori che contribuiscono al fabbisogno energetico nazionale. Le nostre volontà hanno trovato una copertura legislativa nell’art. 16 del decreto sulle liberalizzazioni, attualmente all’esame del Parlamento: una vera e propria norma di federalismo fiscale. Il Governo ha fatto propria questa disposizione, io stesso ne ero stato il promotore in occasione della manovra di agosto. Potremo, forti del Memorandum, portare avanti un progetto di potenziamento infrastrutturale della regione e affrontare i grandi temi della connessione con i nodi trasportistici di questa regione confinata ad una vera e propria marginalità. Dobbiamo costruire connessioni ad est ed ad ovest, sia sull’adriatico che sul tirreno , collegare Matera con Bari, Potenza e la Basentana con Salerno, facendo della nostra una regione cerniera. Dal punto di vista produttivo, le nostre aree industriali devono conoscere un rilancio, i fondi finanziari aggiuntivi devono poter attrarre investimenti interni ed esterni. Naturalmente queste questioni si congiungono con l’altra grande questione che è quella della valorizzazione delle nostre risorse umane. Dobbiamo creare opportunità per i nostri giovani laureati e diplomati, evitando l’attuale migrazione che determina una sempre maggiore desertificazione demografica con la conseguente mancanza di sviluppo. Lo sviluppo senza le persone non si può fare. Sono certo che queste condizioni dette prima, infrastrutture e sistemi finanziari per attrarre risorse, rappresenteranno senz’altro una leva per offrire opportunità alle risorse umane di cui la nostra regione dispone”.

Parlando della politica attuale, qual è il suo giudizio sin ora dell’operato del Governo Monti?

“Noi del Pdl abbiamo sostenuto, votato e abbiamo espresso la fiducia al Governo Monti, perché si tratta di un Governo di emergenza, nato per far fronte ad uno stato di crisi. L’Italia è una realtà ricca di tante risorse, però ha una criticità che si è costruita negli anni, ha un importante debito pubblico. Con senso di responsabilità, il presidente Berlusconi ed il Pdl , nonostante godesse e goda di una maggioranza parlamentare al senato e di una maggioranza qualificata alla camera, ha fatto nascere un governo, un governo tecnico per tentare di stemperare i conflitti interni al Paese che dal 2008 ad oggi abbiamo conosciuto.
Il Pdl si è sacrificato e pur di mettere al centro l’interesse nazionale. Continueremo a lavorare in Parlamento affinché questo governo possa portare avanti le riforme avviate dal Governo Berlusconi, sfruttando il vantaggio di un clima di maggiore coesione nazionale per arrivare alle elezioni alla primavera del 2013. Una necessaria fase di transizione nella quale il Pdl farà valere le sue ragioni programmatiche e di ideali.”

In questi giorni si discute molto della bozza di decreto sulle liberalizzazioni.
Cosa le piace e cosa no?

“Le liberalizzazioni non sono uno spot, sono varchi di accesso per rendere più competitivo il paese rispetto al sistema europeo. Siamo, dopo la Germania, il secondo paese trasformatore in Europa e abbiamo grandi potenzialità. Dobbiamo cercare di liberalizzare ed evitare guerre ideologiche. Noi valuteremo il testo nei suoi dettagli, le liberalizzazioni non sono una bandiera ideologica da usare contro qualcuno, ma son occasione per aprire spazi alle nuove generazioni, consentendo un accesso più agevolato al mercato del lavoro, puntando ad una maggiore competizione ed a minor costi per le imprese e per le famiglie. E’ importante liberalizzare tutti i settori: l’energia, i servizi generali, semplificare e rendere più facile la possibilità di fare impresa. Risanamento, rigore nei conti e un’attenzione particolare per le aree a ritardo di sviluppo come quelle del mezzogiorno”

Rifornirsi di carburante da oggi costa ancora di più. Aumenta il prezzo di tutto: benzina, diesel, GPL e metano. La situazione è critica in tutta Italia. Ritiene importante la liberalizzazione della rete dei carburanti?

“Parlerei piuttosto di un aumento del costo delle risorse energetiche in generale: noi paghiamo il 30% in più l’energia rispetto agli altri paesi. Siamo dipendenti dal punto di vista energetico; i costi della benzina e del gasolio, alla fine, risentono della crisi internazionale, ultima quella in Iran. Poi, c’è una pressione fiscale sul petrolio che in questi anni è stata via via aumentata. Bisogna tener conto che siamo un paese trasformatore, che non ha risorse energetiche. Sul piano dell’energia non siamo riusciti ad attuare delle scelte precise in questi anni e la vicenda del nucleare ne è un esempio. Rischiamo di pagare a caro prezzo la nostra dipendenza. Dobbiamo per un verso irrobustire la nostra capacità di autonomia energetica avendo anche più fornitori, più fonti di approvvigionamento e, dall’altro lato, lavorare perché ci sia anche una liberalizzazione del settore energetico: più soggetti che operano nel settore energetico creano la concorrenza. In Basilicata abbiamo ottenuto la carta carburanti, che rappresenta uno sconto sul costo del carburante stabile per tutti gli anni. Non si tratta di una elemosina, bensì di un benefit che pagano le stesse compagnie; è un primo segnale del nostro programma” .

Forte della maggioranza parlamentare, il Pdl staccherà la spina al Governo Monti?

“Abbiamo questo interesse, senza il Pdl questo governo non sarebbe nato. Oggi cerchiamo di fare di questa transizione un’occasione per continuare l’opera di riforma che avevamo avviato: se le condizioni lo consentiranno, si arriverà alla fine della legislatura in una condizione serena per l’Italia e per l’Europa. La crisi non era legata alla presenza del presidente Berlusconi ma ad una Unione Europea nata incompleta. Con l’euro abbiamo ottenuto una moneta unica, ma non abbiamo ancora istituzioni uniche: abbiamo 17 governi che devono decidere e non abbiamo una banca di ultima istanza, pronta ad intervenire in situazioni di crisi.
Oggi vengono al pettine una serie di nodi che hanno a che fare con una Unione Europea che non si è realizzata completamente. Io ritengo che non si può tornare indietro, bisogna completare ciò che abbiamo iniziato, proseguendo con prospettive logiche e di coesione. Abbiamo bisogno di più Europa per superare le difficoltà”.