Scuola: la piaga della dispersione

Concetta Padula. In Italia il fenomeno della dispersione scolastica è presente in una percentuale che supera il 30% al Sud e con picchi che toccano le regioni da sempre emblema di disagio sociale come: Puglia, Basilicata, Campania, Calabria e Sicilia. L'evasione scolastica prima di diventare una piaga sociale è vissuta dagli alunni come la "facile scappatoia" per evitate l'imminente interrogazione di un professore "troppo severo" che "ci ha preso di mira". Essa rappresenta l'aspetto negativo di uno scarso impegno scolastico. Anche gli scolari più bravi, almeno una volta durante il proprio ciclo di studio, hanno provato il brivido, l'ebrezza di fare " filone", "fare sega", "marinare la scuola". Molto spesso la dispersione scolastica , soprattutto negli ambienti sociali disagiati, rappresenta per i genitori e gli educatori il campanello d'allarme per piaghe sociali più gravi come: bullismo, violenza negli stadi, droga e microcriminalità in genere. L'abbandono scolastico provoca una "mancata crescita intellettuale" che costringe i futuri cittadini del domani ad esprimersi con stereotipi tipici "dell'uomo della strada". I ragazzi si rifugiano in baby-gang per sentirsi protetti e tutelati in una società dove secondo loro il numero e sinonimo di forza e riconoscimento sociale. Questo fenomeno il più delle volte è tamponato con l'intervento di polizia e carabinieri mentre il tempo perso per le assenze ingiustificate dovrebbe essere recuperato tramite un'azione di collaborazione sinergica tra genitori, scuola e servizi sociali volta alla creazione di doposcuola, lavori socialmente utili e riduzione di bonus economici per studenti che hanno alle spalle disagi di tipo familiare o di altro genere. La scuola dovrebbe essere vissuta come una possibilità "concreta" di riscatto sociale e non come una matrigna che ci giudica senza possibilità di appello.