La raccolta del pomodoro in Basilicata: tra lavoro grigio, caporalato e tentativi di accoglienza

(Foto MEDU)
Da luglio a ottobre 2014, un team di Medici per i Diritti Umani (MEDU) ha operato nell’area del Vulture-Alto Bradano prestando prima assistenza medica e orientamento socio-sanitario a 250 lavoratori immigrati provenienti per la gran parte dall’Africa subsahariana.

Tra le principali malattie diagnosticate vi sono le affezioni muscolo-scheletriche, spesso legate alle condizioni estreme di lavoro. Nonostante gli sforzi messi in atto dalla Regione Basilicata, attraverso l’istituzione di una Task force, sono rimaste critiche le condizioni di vita e di lavoro degli oltre mille braccianti stranieri impiegati nella stagione della raccolta del pomodoro. A causa della tardiva apertura dei centri di accoglienza di Palazzo San Gervasio e Venosa, i migranti hanno continuato a vivere per gran parte della stagione in condizioni disastrose all’interno di casolari abbandonati privi di acqua, elettricità e servizi igienici.

I lavoratori sono in genere dotati di un regolare permesso di soggiorno e di un contratto di lavoro ma, nella maggior parte dei casi, vengono ancora ingaggiati attraverso la figura del caporale che trattiene 0,50 euro per ogni cassone di pomodori riempito dal lavoratore. La maggior parte dei migranti ha anche dichiarato di non sapere quante giornate saranno effettivamente dichiarate ai fini contributivi dal datore di lavoro italiano. In previsione della prossima stagione è indispensabile che gli interventi messi in atto dalla Regione superino la dimensione emergenziale attraverso modalità di attuazione più incisive e tempistiche più adeguate. Lo rende noto Medici per i Diritti Umani.