“No alle trivelle nel mar Ionio”

POLICORO - “Via trivelle e petrolieri dal nostro mare ! ”, questo il grido dell’UGL Basilicata a tutti coloro che sono interessati all’ “oro nero” di cui sarebbero ricchi i fondali del Metapontino. Il secco NO arriva anche dal segretario regionale generale dell’UGL Basilicata, Giovanni Tancredi per il quale, “siamo l’Unione Generale del Lavoro e affermiamo con forza che lo sviluppo economico del Metapontino deve coniugarsi con la difesa e la tutela dell’ambiente. Il petrolio dello Ionio non è nero, è azzurro come il nostro mare, verde come i nostri prati, e si chiama turismo. Diciamo, perciò, un no netto e deciso alla scellerato disegno di portare le sporche trivelle delle multinazionali del petrolio nel nostro mare. Scendiamo in campo il prossimo 15 luglio a Policoro (MT), manifesteremo unitamente al fianco degli amici di Cgil, Cisl e Uil, ai tre governatori, Pittella, Oliverio ed Emiliano, insieme a tutti sindaci dei comuni interessati dal permesso di ricerca della Enel Longanesi. Per quanto riguarda le trivelle nel mare Jonio per noi UGL – prosegue il segretario – è già battaglia con l’identico obiettivo comune: bloccare l’avanzata delle trivelle e dei cercatori dell’oro nero e, per difendere il mare di casa nostra da un nuovo e invasivo attacco. Le multinazionali dimentichino il nostro territorio da che per le loro trivellazioni del petrolio hanno intenzione di usare piattaforme semisommergibili di grande impatto almeno sotto il profilo visivo. Ciò è un vero e proprio scellerato atto criminale del governo centrale. Policoro e tutto il Metapontino – aggiunge Tancredi – rappresentano per la nostra comunità valori identitari prim’ancora che straordinaria risorsa ambientale ed un importante strumento per la valorizzazione della nostra economia. Il mare rappresenta per noi un serbatoio di vita ed insieme una importantissima risorsa in grado di produrre benessere per la nostra comunità. Non è pensabile che conclude il segretario UGL, Tancredi – si possa ulteriormente gravare la nostra terra di un peso che non può e non deve sostenere avendo già pagato un tributo decisivo allo sviluppo dell’intera economia nazionale. Renzi comprenda bene che il territorio tutto unito è pronto ad una seconda Scanzano, per cui il Governo cambi idea, proprio come fu, nel 2003, per il deposito unico di scorie nucleari”.