Iannicelli chiede altri 83 nuovi dipendenti in ARPAB: sicuri che è la strada giusta per uscire dallo stallo?

POTENZA - Dopo che Pittella, sempre più succube del suo dominus Matteo Renzi, si è prodotto in un tristissimo siparietto “social” su Facebook tentando, con la solita vacua retorica elettorale, di abbozzare alcune risposte alle domande (quelle comode) dei lucani, la seconda commissione consiliare ha esaminato il bilancio di previsione pluriennale 2016/2018 ARPAB. La Regione si appresta a stanziare quasi 33 milioni di euro per far sopravvivere, seppur a stento, nei prossimi tre anni, quello che Bratti (Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti) ha definito un “ente scassato”, l’ARPAB. Come evidenziato dallo stesso Direttore generale ARPAB, Iannicelli, i fondi regionali coprono solo una parte delle spese di funzionamento: quasi l’80% dei 33 milioni di euro serve a pagare gli stipendi ai dipendenti dell’Agenzia. L’elevato, insostenibile costo del personale condiziona fortemente l’operato dell’ARPAB al punto che l’equilibrio economico finanziario dipende dai “Protocolli operativi” stipulati con soggetti privati (tra i quali anche l’ENI per 1,75 milioni di euro!), protocolli che consistono in attività non obbligatorie: tali attività assorbono quasi completemante le capacità operative dell’ARPAB compromettendo l’espletamento di quelle obbligatorie per legge (ovvero monitoraggi e controlli ambientali a tutela della salute dei lucani). Insomma Iannicelli certifica lo stallo operativo dell’ARPAB, senza risparmiare pesanti accuse e addebiti ai suoi predecessori. Evidentemente 160 dipendenti di cui 34 con contratto di diritto privato (contratto collettivo Chimici) impiegati presso il Centro Ricerche Metaponto (ex Metapontum Agrobios), ben 12 dirigenti e 3 direttori (generale, amministrativo e tecnico-scientifico) non sono sufficienti per Iannicelli. Tenuto conto che l’attuale normativa statale, per gli anni 2016, 2017 e 2018, prevede un tetto di spesa per le assunzioni a tempo indeterminato pari al 25% dei risparmi derivanti dalle cessazioni dell’anno precedente, occorrerebbe una deroga su misura per ARPAB: strada che appare quasi impraticabile nel breve periodo. Sarebbe, invece, immediatamente praticabile quella di utilizzare, attraverso gli istituti di mobilità, il personale attualmente in servizio in altri enti pubblici lucani e/o di altre regioni avente le competenze necessarie e con un tasso di professionalizzazione adeguato a rimettere in moto controlli e monitoraggi ambientali, ovvero riportare l’ARPAB alla sua missione istituzionale. Ci chiediamo: quanto tempo ancora dovremo aspettare perchè l’ARPAB sia finalmente in grado di adempiere al suo fondamentale compito ovvero quello di tutelare la salute dei cittadini dalle mille insidie sparse su tutto il territorio regionale? Quousque tandem abutere, Pittella et Iannicelli, patientia nostra? Fino a quando abuserete della pazienza dei lucani?