In base all'atto d'accusa, evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello“Sportello dei Diritti”, una sera della fine di settembre di due anni fa, l'uomo si presentò nell'appartamento della proprietaria della gioielleria impugnando una pistola-giocattolo del tutto simile ad una Beretta. Il rapinatore legò la donna, il marito e la figlia, minacciando di uccidere tutti e tre e riuscì ad impossessarsi di gioielli per un valore di 70'000 franchi. In seguito somministrò alle sue vittime dei calmanti e abusò della figlia. Si fece quindi accompagnare nella gioielleria, dove mise le mani su altri preziosi. Ritornato nell'abitazione abbandonò le sue vittime con delle scatole di fiammiferi legate alla schiena, facendo loro credere che si trattava di esplosivo che sarebbe stato azionato a distanza nel caso avessero lanciato l'allarme.
Nella sua requisitoria, la pubblica accusa ha sottolineato la pericolosità del rapinatore ed ha chiesto una condanna ad otto anni di prigione. La difesa si è invece battuta per una riduzione a quattro anni, sostenendo in particolare che non ci fu coazione sessuale. Come detto, l'italiano è stato arrestato in Spagna, dove aveva provato a vendere parte del bottino, ed è stato estradato un anno fa verso la Svizzera. Le sue tracce di DNA hanno inoltre permesso agli inquirenti zurighesi di far luce su un delitto rimasto irrisolto per 20 anni: l'uccisione di un'anziana e ricca signora ritrovata senza vita nella lavanderia della sua abitazione a Küsnacht, sulla "costa dorata" del lago di Zurigo, il 4 luglio del 1997.
Per quel delitto, il Ministero pubblico zurighese ha aperto un'inchiesta per l'accusa di assassinio. La donna, uccisa pochi giorni prima del suo 87esimo compleanno, aveva un patrimonio che in base alle dichiarazioni fiscali dell'epoca era stimato in 12 milioni di franchi. Fu ritrovata in un bagno di sangue e ammanettata nella lavanderia della villa, sei giorni dopo il delitto. La polizia fu allarmata da una vicina, preoccupatasi per non averla più vista da giorni.