“Proprio lo stabilimento di Melfi – aggiunge Gambardella – su può considerare la cartina di tornasole dell’unica strategia industriale possibile per dare un futuro agli stabilimenti italiani della Fiat: smettere di produrre auto utilitarie e alzare l’asticella del valore e della qualità puntando sui segmenti premium e su prodotti in grado di competere ad armi pari con i grandi costruttori mondiali nei mercati internazionali. Una sfida che la Cisl e la Fim hanno saputo raccogliere, mentre altri si attardavano in riti e posizioni logorati dalla storia, creando le premesse della rinascita industriale di Melfi. Certo, il cambio al vertice del gruppo automobilistico cade nel bel mezzo di una fase di transizione anche per lo stabilimento di Melfi, ma ci incoraggiano i contenuti del nuovo piano industriale, ultimo atto e vera eredità industriale di Marchionne; un piano ambizioso per risorse finanziarie mobilitate e obiettivi strategici. Al nuovo management, che in queste ore raccoglie un testimone certamente pesante – conclude Gambardella – spetta il compito di proseguire lungo il sentiero tracciato e di consolidare le buone prassi contrattuali che hanno consentito di trasformare un gruppo industriale in crisi d’identità e sull’orlo del fallimento in un colosso automobilistico mondiale”.